Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Identità e ambiente, «Radici» nel palazzo Aqp
Da domani fino al 17 marzo, il palazzo dell’Acquedotto Pugliese a Bari, nella cornice dei suoi apprezzati fastigi neoromanici, ospita la collettiva «Radici» curata da Annachiara Balducci e Diletta Branchini. Il titolo, nell’accezione più metaforica che fisica di radicamento identitario, tiene insieme temi relativi all’appartenenza ai luoghi estendendoli a questioni ambientali, in merito alla loro difesa e tutela. Pertanto, il concept tende a valorizzare artisti del territorio (Franco Dell’Erba, Annalisa Pintucci, Luigi Presicce,
Raffaele Quida, Giuseppe Teofilo, Flavia Tritto) accostandoli a due presenze extraregionali, il toscano David Casini e l’iraniana Mehrnoosh Roshanaei. Con loro, anche Vanessa Ciaula, Laura Paladini e Michela Fiandanese, le tre finaliste del premio «Arpa Mare», promosso dall’agenzia regionale per la Prevenzione e la Protezione dell’Ambiente della Puglia, che supporta i giovani artisti promovendone la visibilità nel sistema del contemporaneo.
I selezionati provengono da gamme generazionali diverse e si avvicinano con differenti gradi di aderenza alle questioni in campo. Calzante il lavoro di Flavia Tritto Trust Me with Your Full Weight, un’immersione nella natura attraverso un tronco che funge da generoso grembo per un corpo liberato in una agreste azione performativa. Allude a inquiete metamorfosi tra animale e vegetale, prodromi di un futuro avviato a una intensa ibridazione tra le specie, l’opera di Luigi Presicce. Non da meno, sul fronte linguistico, sottolineano le curatrici, fa da legante, per molti autori, il polimaterismo dove naturale e artificiale dialogano e cercano sintesi espressive. Per esempio, nell’installazione Trilogia lunare, di Raffaele Quida, collocata all’ingresso ad aprire il percorso espositivo. Qui il marmo e il plexiglas vengono sottoposti a volontario logoramento dall’inserto di licheni. Il percorso prosegue verso il cortile e la sala conferenze dove i lavori guadagnano ulteriori confronti con lo spazio, affidato al design di Duilio Cambellotti e retto da profuse decorazioni liberty. In omaggio allo spazio ospitante, sentito risulta il rapporto con l’acqua, con David Casini e la sua opera Acqua leona, dal nome di una fonte toscana. Da questi suoi luoghi natali, oggi compromessi dall’incuria, Casini elabora, con la scultura, un devoto memento. Di altro segno gli assemblaggi con materiali riciclati di Giuseppe Teofilo: creano maschere arcaiche che legano passato e presente.