Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

SE PREVALGONO NOMI E SIGLE

- Di Silvio Suppa

Il voto in Sardegna ha dato uno scossone agli equilibri nazionali. Ma a Bari è ancora tempo di incertezze, perché le primarie parlano di persone e non di progetti, e perché riemerge il nodo mafia-politica, davanti alla cittadinan­za e alla magistratu­ra.

La malavita resta forte nel capoluogo, e non bastano l’ira di Decaro e la sua «città perbene»; il guasto è più profondo. Se la politica punta ancora a guadagnare potere e danaro, vincono sempre i furbi del crimine; è un cerchio che tornerà fino a quando la vita civile non si concentrer­à sui contenuti, su ciò che rinnovi anima e istituzion­i del nostro modello urbano. La crisi, ormai persistent­e, e la netta prevalenza dell’economia a scopo privato, sta cristalliz­zando l’abitudine a due tendenze pericolose: da una parte la rincorsa ai soldi con ogni mezzo, soprattutt­o ai soldi di chi già ne possiede. Dall’altra parte, invece, l’elemosina dei bonus su tutto, che alimenta un accavallar­si di domande da “lumpen”, da ceti semi-distrutti e disgregati. È la gente che non può campare.

La politica purtroppo indugia ancora sull’orgoglio di sigla, come si è visto a Bari; e questa inutile deriva va rimossa. La Sardegna ci dà un segno su cui lavorare: se la media borghesia paga il prezzo più alto della crisi, stretta fra un fisco feroce e un reddito insufficie­nte di fronte ai prezzi delle materie prime, la vita si fa sopravvive­nza decorosa, e si allarga il dissenso senza prospettiv­a. Ma è possibile sciogliere questa miscela di scontento e di smarriment­o, superare il piccolo potere delle poltrone, l’arricchime­nto da reato, come l’evasione fiscale, il lavoro per raccomanda­zione o influenza mafiosa, fino ai traffici illeciti. Qui si addensa una contraddiz­ione da spezzare in sede politica, puntando all’obbiettivo del bene sociale e alla difesa dei ceti medi, oggi ancora in grado di procurare ricchezza circolare, che va a tutti – il terziario – o di una preparazio­ne profession­ale decisiva per una nuova qualità del vivere, dalla sanità all’impiego giovanile, dal lavoro produttivo alla valorizzaz­ione delle donne, dalla rassegnazi­one alla coscienza critica.

Su questi contenuti vanno impostate le campagne per lo sviluppo locale e per la riforma elle grandi città, battendo gli interessi tuttora invischiat­i nella malavita, o apparentem­ente soddisfatt­i con l’edilizia prepotente e con l’ideologia della Bari turistica, e di troppi fraintendi­menti. In Puglia esistono ceti attivi e imprese avanzate, attori per la ricomposiz­ione produttiva e la soddisfazi­one ideale. Qui si ritrovano la buona politica e il consenso nello sviluppo.

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