Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
SE PREVALGONO NOMI E SIGLE
Il voto in Sardegna ha dato uno scossone agli equilibri nazionali. Ma a Bari è ancora tempo di incertezze, perché le primarie parlano di persone e non di progetti, e perché riemerge il nodo mafia-politica, davanti alla cittadinanza e alla magistratura.
La malavita resta forte nel capoluogo, e non bastano l’ira di Decaro e la sua «città perbene»; il guasto è più profondo. Se la politica punta ancora a guadagnare potere e danaro, vincono sempre i furbi del crimine; è un cerchio che tornerà fino a quando la vita civile non si concentrerà sui contenuti, su ciò che rinnovi anima e istituzioni del nostro modello urbano. La crisi, ormai persistente, e la netta prevalenza dell’economia a scopo privato, sta cristallizzando l’abitudine a due tendenze pericolose: da una parte la rincorsa ai soldi con ogni mezzo, soprattutto ai soldi di chi già ne possiede. Dall’altra parte, invece, l’elemosina dei bonus su tutto, che alimenta un accavallarsi di domande da “lumpen”, da ceti semi-distrutti e disgregati. È la gente che non può campare.
La politica purtroppo indugia ancora sull’orgoglio di sigla, come si è visto a Bari; e questa inutile deriva va rimossa. La Sardegna ci dà un segno su cui lavorare: se la media borghesia paga il prezzo più alto della crisi, stretta fra un fisco feroce e un reddito insufficiente di fronte ai prezzi delle materie prime, la vita si fa sopravvivenza decorosa, e si allarga il dissenso senza prospettiva. Ma è possibile sciogliere questa miscela di scontento e di smarrimento, superare il piccolo potere delle poltrone, l’arricchimento da reato, come l’evasione fiscale, il lavoro per raccomandazione o influenza mafiosa, fino ai traffici illeciti. Qui si addensa una contraddizione da spezzare in sede politica, puntando all’obbiettivo del bene sociale e alla difesa dei ceti medi, oggi ancora in grado di procurare ricchezza circolare, che va a tutti – il terziario – o di una preparazione professionale decisiva per una nuova qualità del vivere, dalla sanità all’impiego giovanile, dal lavoro produttivo alla valorizzazione delle donne, dalla rassegnazione alla coscienza critica.
Su questi contenuti vanno impostate le campagne per lo sviluppo locale e per la riforma elle grandi città, battendo gli interessi tuttora invischiati nella malavita, o apparentemente soddisfatti con l’edilizia prepotente e con l’ideologia della Bari turistica, e di troppi fraintendimenti. In Puglia esistono ceti attivi e imprese avanzate, attori per la ricomposizione produttiva e la soddisfazione ideale. Qui si ritrovano la buona politica e il consenso nello sviluppo.