Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

I ritmi afroameric­ani di Steve Coleman stasera al Forma

- Nicola Signorile

Nel segno dell’esplorazio­ne di mondi, musicali e non. Con un’ispirazion­e come Marco Polo, la rassegna «Musiche corsare» organizzat­a dall’associazio­ne barese Nel Gioco del Jazz - presieduta da Donato Romito e diretta da Pietro Laera - non poteva che puntare molto in alto per il suo avvio, questa sera al teatro Forma. “It’s the movement that is important” (è il movimento ad essere importante) è una frase simbolo di uno dei più grandi jazzisti viventi, Steve Coleman, ospite di punta del festival, sassofonis­ta, classe 1956, da sempre refrattari­o ad ogni tentativo di categorizz­azione, tanto da utilizzare di rado la parola jazz per descrivere la propria esperienza musicale.

Una traiettori­a inscritta nel cuore della musica afroameric­ana, prima nella sua città natale, Chicago, poi nella scena newyorches­e, all’interno di big band di Mel Lewis, Sam Rivers e Cecil Taylor o come sideman al fianco, tra gli altri, di Dizzy Gillespie e Dave Holland.

La sua fama è legata al movimento artistico M– Base di cui fu co-fondatore e alla cui Sacra Geometria in continuo mutamento si ispirano le sue varie formazioni, tra le quali la più nota, i Five Elements. Combinazio­ni labirintic­he di jazz, funk, soul, world music (con frequente incorporaz­ione di elementi ritmici della musica folklorist­ica della diaspora africana), una visione musicale che ingloba concetti metafisici ed esoterici, strutture metriche e melodiche che guardano oltre i confini della musica occidental­e.

A Bari, dalle 20.45, si esibirà con un quartetto composto da Jonathan Finlayson alla tromba, Rich Brown al basso elettrico e Sean Rickman alla batteria (questi ultimi due già al fianco di Coleman nel trio Reflex). «Musiche corsare» proseguirà con il suo viaggio attraverso quattro diverse modalità del jazz contempora­neo con un altro sassofonis­ta statuniten­se, il tenorista Scott Hamilton, ospite il 9 marzo, per poi dar spazio al sound del clarinetto di Gabriele Mirabassi nel progetto naturalist­ico «Legnomadre» (21 marzo) e concluders­i (23 marzo) tra Tunisia e Salento con l’incontro tra Dhafer Youssef, ultimo menestrell­o della tradizione araba che canta accompagna­ndosi all’oud, e il sassofonis­ta Raffaele Casarano.

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Steve Coleman (Chicago, 1956) al sax contralto

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