Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

UN BEL DASPO PER GLI ODIATORI

- Di Sergio Talamo

Idetrattor­i social di Adriana Poli Bortone «alla sua età facesse la nonna» – potrebbero anche trasferirs­i oltre oceano: Joe Biden e Donald Trump, candidati a guidare gli Stati Uniti, sono per caso giovani promesse della politica americana? Ma l’età della candidata sindaca di Lecce è solo un pretesto per l’odio virtuale dei famigerati “leoni da tastiera”. Il Corriere ha dato un meritato spazio alle reazioni di due persone in questi giorni aggredite, la Poli Bortone e l’arbitro brindisino Marco Di Bello, reo di una direzione di gara contestata nella partita Lazio-Milan. Anche lui oggetto di attacchi che mirano non a fatti concreti ma alla sua identità di persona. Al punto che la moglie ha sentito l’urgenza di dichiarare al mondo che «lontano dalle telecamere c’è un uomo, i sacrifici, l’impegno, la dedizione, le rinunce, i sogni, i successi, le sconfitte». È troppo? No, perché quello che il web è capace di vomitare scava dentro le persone e la loro dignità.

È un tema ampiamente conosciuto e discusso. Le informazio­ni e le idee promosse via social hanno una diffusione spesso così rapida da impedire ogni controllo e analisi. Si dice che “diventano virali”. Bene. L’hate speech, il linguaggio d’odio, è uno dei due “virus della viralità”, accanto alle fake news, cioè le notizie false diffuse in rete.

Come spesso accade, nel clima vagamente isterico che accompagna la diffusione delle nuove tecnologie, questo porta molti a demonizzar­e i nuovi media. Fra gli anatemi più noti, quello di Umberto Eco nel 2015, «i social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiar­e la collettivi­tà. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel».

In gioco è la nostra stessa idea di democrazia e di pluralismo. I premi Nobel e i detentori di quinta elementare non dovrebbero avere lo stesso diritto di parola? Non sono entrambi cittadini con diritto di voto? La questione resta quella di rispettare gli altri. Di impedire che la libertà di parola coincida con quella di ingiuria e diffamazio­ne. Di fare in modo che il web sia uno spazio di confronto e anche di critica e non uno sfogatoio che diventa una cloaca. Strano che nella società in cui tutto diventa denuncia e querela non si pensi alla cosa più semplice: come in autostrada non si può andare senza rispettare il codice della strada, così nelle autostrade digitali non si può restare senza rispettare il codice della decenza. Altrimenti, tornatene al bar. Un bel Daspo, fuori dal web per un tempo dato o per sempre, unico linguaggio che capiscono gli hooligans.

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