Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
E il caso sbarca sui giornali di tutta la Germania
In Germania è a tutti gli effetti un caso politico che, con il sempre più incalzante interesse della stampa, comincia a fare breccia nell’opinione pubblica: i 200 ettari di bosco che il centro prove Ntc (Nardò Technical Center), strategico ramo industriale di Porsche Engineering nel cuore del Salento, intende sopprimere per attuare un maxi piano di espansione da 450 milioni di euro, sembra essere più un cruccio per le istituzioni tedesche che per quelle pugliesi. Si sono interessati finora della vicenda, dopo gli articoli del Corriere, la rivista Süddeutsche Zeitung Magazin, con un corposo reportage, il quotidiano Stuttgarter Zeitung e il Berliner Morgenpost. Quest’ultimo, soffermandosi sull’iniziativa dei sette rappresentanti dell’Alleanza di Sinistra nel Consiglio Comunale di Stoccarda, città che ha dato i natali alla Porsche nel lontano 1931 e con cui vanta un profondo legame, i quali sono decisi a convocare nell’assemblea civica i vertici del prestigioso marchio di auto sportive. I consiglieri vogliono chiedere lumi sulla soppressione dello storico bosco dell’Arneo: leccete, faggete e macchia mediterranea quasi a perdita d’occhio tra Nardò e Porto Cesareo a un tiro di schioppo dal mare. «I piani di espansione a Nardò, dove Porsche testa le vetture su una pista ad alta velocità, contraddicono le promesse di sostenibilità dell’azienda», scandiscono perentori i consiglieri fautori dell’iniziativa. Non solo vogliono «scoprire perché il gruppo Porsche intende sradicare 200 ettari di foresta nel Sud Italia per l’espansione della sua pista di prova e se non ci potrebbero essere alternative». Secondo i piani resi noti da Ntc e dalla Regione Puglia, che li ha approvati, il bosco verrebbe sacrificato per creare nove ulteriori piste che si aggiungerebbero alle 20 già esistenti, oltre a numerosi nuovi edifici, tra cui officine, una di trentina di costruzioni simili a villette da adibire a spazi di lavoro per i team stranieri, parcheggi, stazione di rifornimento. Insomma, ciò che sembrerebbe una vera e propria cittadella dell’automotive che, in teoria, potrebbe essere quasi del tutto autosufficiente, nella misura in cui sarebbe in grado di dare risposte alle più varie esigenze dei clienti. Perfino con spazi ricreativi e alla ristorazione.