Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Lavoro sicuro
L’auspicio è che dai numerosi approfondimenti, a partire da quello del presidente di Confindustria Puglia, Sergio Fontana, e dei sindacati, nascano proposte che la politica deve tradurre in leggi.
Nessun incidente sul lavoro è dovuto ad una fatalità. Ma allora perché 1.300 morti all’anno, centinaia di migliaia d’infortuni, tralasciando il vasto capitolo delle malattie professionali? Gli unici punti fermi e sicuri che ci aiutano sono la Costituzione italiana e il Dlgs. 81/08 “Testo Unico sulla salute e sicurezza sul lavoro”, come ribadito dallo stesso presidente Fontana. Inail, Inl, Asl, Regioni, Province autonome, rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, enti di formazione. L’elenco di protagonisti e strumenti in questo “campo di battaglia” è lungo ed incompleto. Se ad oggi abbiamo i soggetti adeguati e comunque la strage non si ferma dobbiamo prendere atto dell’incapacità di rendere efficace il sistema di formazione e prevenzione dagli infortuni sul lavoro. Noi pensiamo che sia da rivedere tutto il sistema della formazione, puntare sulla formazione dei formatori che sappiano che la loro è una missione, non un business. Prendendo spunto dall’intervento sul Corriere del presidente Fontana, bisogna premiare le imprese che investono in sicurezza ma rendere la formazione e la prevenzione gratuita per tutti, anche per le piccolissime attività lavorative. Va bene la patente a punti per le aziende ma troppi lavoratori non hanno nessuna “patente”. La sicurezza nasce con un patto di fiducia e stima tra lavoratori e datori di lavoro e non mettendoli uno contro l’altro.
Purtroppo abbiamo un’altra certezza, la carenza di rappresentanza se non quantitativa sicuramente qualitativa dei lavoratori, se è vero che da anni hanno perso potere d’acquisto, forza contrattuale, diritti e sicurezza sul lavoro e del lavoro. Ad una formazione migliore associamo un controllo severo sulle varie certificazioni e gli enti certificatori, usiamo l’intelligenza artificiale non per sostituire l’uomo ma per salvargli la vita. La formazione sulla sicurezza deve partire dalla scuola, il lavoratore straniero deve fare realmente formazione nella lingua a lui conosciuta, il medico non deve essere scelto e pagato dal datore di lavoro, nessuno deve sentirsi il più titolato solo per posizione acquisita, i dispositivi di protezione individuale devono sempre essere gratuiti per i lavoratori e mai usurati. Un lavoratore è un essere umano e non è umano lasciarlo morire. Troppi lavorano molte più ore di ciò che dovrebbero, senza adeguati turni di riposo, sottopagati, stanchi. Il governo si faccia carico di convocare un “Tavolo degli eguali” dove tutti con umiltà mettano tutto il loro sapere la loro esperienza al servizio di tutti. Un “Piano d’Emergenza Nazionale per la Sicurezza sul Lavoro”.