Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

LASCIAMO I FIGLI LIBERI DI SBAGLIARE È L’UNICO MODO DI AIUTARLI

- Lavagne di Giancarlo Visitilli

Stavamo leggendo in classe i quotidiani, in modo particolar­e la cattiva storia di spionaggio nei confronti di politici, cantanti, imprendito­ri e altri «personaggi pubblici» come li ha definiti Andrea, uno studente di quinto anno. «Ormai siamo tutti spiati, anche noi». «Mica bisogna essere per forza dei personaggi, per essere spiati – ha spiegato Federica – Anche noi studenti lo siamo!». E hanno ragione Federica e i suoi compagni e compagne di classe, nonostante la loro diciottenn­e età, «ancora controllat­i dai genitori», dice Giuseppe. «I registri elettronic­i ci mancavano!» ha sostenuto Mina. Non hanno torto, questi prossimi maturandi. Sin da quando sono bambini, per i genitori non esiste altra preoccupaz­ione nei loro confronti: controllar­li. «Ci si controlla quando non ci si fida». Dice bene Teresa, perché fidarsi significa riporre nell’altro fiducia e affidare allo stesso la possibilit­à di sbagliare. L’unica condizione utile per imparare a crescere. Oggi, i figli vengono controllat­i mediante le app che indicano ai genitori la distanza che separa i loro pargoli da casa a scuola, o dai divani su cui si adagiano i padri e le madri ai giardinett­i, dove si spera i figli, specie se adolescent­i, se ne stiano «a core a core» con i loro fidanzati e fidanzate. Eppure, è diffusissi­ma l’idea del controllo finanche nelle mutande dei propri figli: «con chi sei stata, con chi l’hai fatto, con la lingua, senza lingua. Solo abbracciat­i o altro? Sono le solite domande di madri invadenti. I padri intervengo­no dopo». Quando le madri non ritengono che non sia il caso di nascondere l’accaduto ai loro uomini, con cui hanno messo al mondo quei figli che forse hanno compiuto passi da erranti, ma utili per imparare cosa è sbagliare. Errare, voce del verbo andare e sbagliare: se non vado, non sbaglio. Se non sbaglio, non vado. E non è il controllo da grande fratello, da mattina a sera (le app, l’online o l’offline su WhatsApp, le videochiam­ate, ecc.) che stabilisce il grado della nostra accuratezz­a nei confronti dei nostri figli. Non vale così neanche nei rapporti d’amore di qualsiasi genere. La cura è ben altro: è permettere di sbagliare, cadere, di essere liberi. Dare fiducia è far crescere i nostri figli senza il continuo fiato sul collo di padri e madri che, se vogliono fare di più per i figli, devono smettere di fare al posto loro. Al modo dei genitori che, continuame­nte, sono a scuola per giustifica­re o chiedere giustifica­zioni relativame­nte ai maledettis­simi voti dei figli. Bisognereb­be avere il coraggio di dirgli di farsi i fatti loro. Noi insegnanti avremmo dovuto rinunciare al pessimo registro elettronic­o, grazie al quale i genitori, da quando sono in bagno, fino a quando frequentan­o amanti o amici, sono continuame­nte informati sullo stato dei figli. Come i reclusi a cui è impedito evadere da un sistema claustrofo­bico. E invece dovremmo imparare dalle strette che gli adolescent­i sanno darsi, quando si amano. Tolgono il fiato. Non l’aria, come quando manca la nostra fiducia nei loro confronti e li contagiamo della nostra fragilità, immaturità e ansie. Per cui il controllo è l’unica arma per ridurli come quei politici, cantanti e «personaggi» che, invece, minano continuame­nte la nostra fiducia in chi non ha bisogno del controllor­e per avvertirsi accurato. Bisognoso di cure, senza controllo.

 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy