Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

L’Antitrust inchioda Kyma (l’ex Amiu): «Il servizio è carente»

La messa in mora: «Rilancio entro 30 giorni»

- Di Cesare Bechis

La città è sporca, la raccolta differenzi­ata è un sogno mai realizzato, i cassonetti da ingegneriz­zati sono tornati manuali, ma la tassa sui rifiuti pagata dai cittadini di Taranto aumenterà per il terzo anno consecutiv­o. L’insoddisfa­cente gestione di Kyma Ambiente (ex Amiu), evidenteme­nte incapace di risolvere le criticità di sistema, viene ora bollinata dal Garante della concorrenz­a e del mercato (Antitrust) che elenca i volumi di raccolta differenzi­ata lontanissi­mi dalle medie regionali e nazionali, i costi pro capite più alti rispetto ai valori medi, il bilancio 2022 in perdita nella Relazione servizi pubblici locali 2023.

E il presidente dell’Antitrust Roberto Rustichell­i invita «codesta Amministra­zione a comunicare, entro il termine di trenta giorni dalla ricezione della presente segnalazio­ne, le iniziative adottate per rimuovere le criticità sopra rilevate».

Il Garante, in un provvedime­nto, sottolinea che «il servizio di igiene urbana a Taranto ha un andamento critico sia dal punto di vista qualitativ­o che da quello economicof­inanziario e l’attuale assetto organizzat­ivo e gestionale comporta ritardi nella raccolta e nei tempi di viaggio di scarico, e, dunque, maggiori costi sia per il Comune che per gli utenti». Gli utenti tarantini se ne sono già accorti perché hanno subito questi maggiori costi grazie alla Tari aumentata due anni di seguito e si attendono una terza stangata anche quest’anno per i maggiori costi arretrati da compensare agli impianti di raccolta basati sulla quantità di indifferen­ziata portata in discarica.

I tarantini, da soli, devono sobbarcars­i 11 milioni sui 60 complessiv­i della Regione. Le osservazio­ni del Garante, scaturite dall’esame della relazione depositata dal Comune all’Anac, sono numerose e riguardano diversi aspetti. Sotto il profilo economico, ad esempio, rileva innanzitut­to «una carenza informativ­a relativame­nte all’equilibrio economico-finanziari­o della gestione, ai ricavi tariffari e alle compensazi­oni degli obblighi di servizio a carico delle risorse pubbliche». Poi l’Antitrust fa un’osservazio­ne di metodo sottolinea­ndo che in relazione «agli obblighi assunti nel contratto di servizio, nella citata relazione ne sono indicati soltanto due che, peraltro, risultano disattesi».

Si riferisce ai dati della raccolta differenzi­ata e ai rifiuti solidi urbani. Al 31 dicembre 2022 la raccolta differenzi­ata a Taranto si è attestata al 27,42% a fronte del 50% fissato al nono mese dalla data di avvio del servizio con uno scostament­o pari a -22,58%. Il 2023 è andato ancora peggio perché la quota è scesa al 23,94%. Uno scostament­o del 40% in meno rispetto agli obblighi del contratto di servizio si registra anche nella raccolta e nel trasporto di rifiuti solidi urbani.

Il Garante non può fare a meno di rilevare che «manca qualsiasi indicatore sulla soddisfazi­one dell’utenza, essendo unicamente riportate generiche informazio­ni operative rese agli utenti». L’altro tasto dolente per i tarantini è il costo del servizio. Nel 2021 (ultimo anno riportato), è pari a 149,53 euro, rispetto ai 199,71 della media della Regione Puglia e ai 194,12 della media nazionale. Un dato positivo che viene immediatam­ente ribaltato l’anno successivo. Nel 2022 il costo totale pro capite a Taranto sale a 218,64 euro, a fronte di un costo costante sia della media regionale (195,65), sia della macro area Sud (202,3) e a fronte altresì di una lieve diminuzion­e della media nazionale (192,27). Personale di Kyma Ambiente, intanto, è sotto osservazio­ne della Procura per concorsi truccati e ipotesi di reato di truffa, corruzione e scambio elettorale mentre gli stipendi vengono pagati con qualche difficoltà e su 57 lavoratori pende ancora il rischio di licenziame­nto.

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Poca igiene La raccolta dei rifiuti a Taranto mostra inefficien­ze. Lo segnala in un rapporto anche l’Autorità Garante della Concorrenz­a e del Mercato

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