Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Il Frankenstein «mostruoso» dei Motus
La compagnia a Lecce, stasera con l’horror e domenica con Ecuba e Cassandra
Apoche ore dalla notte degli Oscar e dalla possibile consacrazione di «Povere creature», il film in cui Yorgos Lanthimos è tornato a dirigere Emma Stone in una rilettura di Mary Shelley e del suo horror fantascientifico sul «moderno Prometeo», stasera (ore 20.45) ai Cantieri Koreja di Lecce, per la stagione «Strade Maestre», va in scena «Frankenstein (A Love Story)» dei celebrati Motus, ospiti anche domani dello stabile d’innovazione salentino, dove presentano la rivisitazione di due figure mitologiche dell’antica Grecia, Cassandra in «Of the Nightingale I Envy the Fate» (ore 18.30) ed Ecuba in «You Were Nothing But Wind» (ore 20.30).
Lo sguardo contemporaneo sulle figure archetipiche del mondo classico, è da sempre uno dei marchi di fabbrica della compagnia riminese, nota in tutto il mondo per il suo teatro capace di fondere attualità e impegno civile in performance multimediali di grande impatto visivo. Ma l’osservazione dell’oggi può passare anche attraverso un classico della letteratura di tutti i tempi qual è il romanzo di Mary Shelley, scrittrice dalla vita tormentata che i registi Daniela Nicolò ed Enrico Casagrande hanno convocato in scena, affidandone i panni ad Alexia Sarantopoulou, in combutta con la drammaturga Ilenia Caleo, performer e attivista cresciuta artisticamente nella scena delle controculture, nei movimenti dei «commons» e dei queer femministi.
E lo hanno fatto con l’obiettivo di ribaltare l’angolazione dalla quale guardare il mostro, trasformato in una metafora della diversità, per una riflessione sulle paure dell’uomo contemporaneo, schiacciato tra le linee di confine lungo le quali l’orrore prolifera. Enrico Casagrande si è riservato lui stesso la parte della spaventosa creatura concepita dal dottor Victor Frankenstein, personaggio a sua volta interpretato da Silvia Calderoni, coprotagonista di questo spettacolo «mostruoso» che cuce insieme i suoi pezzi di carne e pelle, tra riferimenti e attualizzazioni varie. Infatti, «Frankenstein (A Love Story)» tiene insieme la vicenda biografica di Mary Shelley, recenti interpretazioni del suo best-seller e una serie di richiami scientifici e letterari, da Lynn Margulis, la biologa eretica che formulò la teoria della simbiogenesi, a Donna Haraway, caposcuola della teoria cyborg, da Ursula Le Guin, autrice di romanzi fantasy e fantascienza tra le più prolifiche, a Jeanette Winterson, nota per le sue riflessioni sull’amore e la natura umana.