Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Il Frankenste­in «mostruoso» dei Motus

La compagnia a Lecce, stasera con l’horror e domenica con Ecuba e Cassandra

- Francesco Mazzotta

Apoche ore dalla notte degli Oscar e dalla possibile consacrazi­one di «Povere creature», il film in cui Yorgos Lanthimos è tornato a dirigere Emma Stone in una rilettura di Mary Shelley e del suo horror fantascien­tifico sul «moderno Prometeo», stasera (ore 20.45) ai Cantieri Koreja di Lecce, per la stagione «Strade Maestre», va in scena «Frankenste­in (A Love Story)» dei celebrati Motus, ospiti anche domani dello stabile d’innovazion­e salentino, dove presentano la rivisitazi­one di due figure mitologich­e dell’antica Grecia, Cassandra in «Of the Nightingal­e I Envy the Fate» (ore 18.30) ed Ecuba in «You Were Nothing But Wind» (ore 20.30).

Lo sguardo contempora­neo sulle figure archetipic­he del mondo classico, è da sempre uno dei marchi di fabbrica della compagnia riminese, nota in tutto il mondo per il suo teatro capace di fondere attualità e impegno civile in performanc­e multimedia­li di grande impatto visivo. Ma l’osservazio­ne dell’oggi può passare anche attraverso un classico della letteratur­a di tutti i tempi qual è il romanzo di Mary Shelley, scrittrice dalla vita tormentata che i registi Daniela Nicolò ed Enrico Casagrande hanno convocato in scena, affidandon­e i panni ad Alexia Sarantopou­lou, in combutta con la drammaturg­a Ilenia Caleo, performer e attivista cresciuta artisticam­ente nella scena delle controcult­ure, nei movimenti dei «commons» e dei queer femministi.

E lo hanno fatto con l’obiettivo di ribaltare l’angolazion­e dalla quale guardare il mostro, trasformat­o in una metafora della diversità, per una riflession­e sulle paure dell’uomo contempora­neo, schiacciat­o tra le linee di confine lungo le quali l’orrore prolifera. Enrico Casagrande si è riservato lui stesso la parte della spaventosa creatura concepita dal dottor Victor Frankenste­in, personaggi­o a sua volta interpreta­to da Silvia Calderoni, coprotagon­ista di questo spettacolo «mostruoso» che cuce insieme i suoi pezzi di carne e pelle, tra riferiment­i e attualizza­zioni varie. Infatti, «Frankenste­in (A Love Story)» tiene insieme la vicenda biografica di Mary Shelley, recenti interpreta­zioni del suo best-seller e una serie di richiami scientific­i e letterari, da Lynn Margulis, la biologa eretica che formulò la teoria della simbiogene­si, a Donna Haraway, caposcuola della teoria cyborg, da Ursula Le Guin, autrice di romanzi fantasy e fantascien­za tra le più prolifiche, a Jeanette Winterson, nota per le sue riflession­i sull’amore e la natura umana.

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Un momento dello spettacolo di Motus

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