Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
«Visioni, passioni e legami» De Donato nella storia di Bari
Il 14 marzo s’inaugura nello spazio Murat la mostra curata da Francesco Giasi e dedicata alla casa editrice barese che pubblicò Bulgakov, Sklovski e una serie di pamphlet anche sul Mezzogiorno
«Ho conosciuto Diego De Donato a Bari, abbiamo a lungo conversato. Questa mostra a lui dedicata è una promessa che gli abbiamo fatto, dopo aver acquisito l’archivio». Francesco Giasi, direttore della Fondazione Gramsci, racconta l’editore barese Diego De Donato (18982019) e la mostra a lui dedicata, dal titolo «Visioni, passioni, legami. Diego De Donato editore». Curata da Giasi, l’esposizione si aprirà giovedì allo Spazio Murat di Bari. Fino al 7 aprile sarà possibile immergersi nel mondo di De Donato e dell’omonima casa editrice che contribuì alla storia della cultura nazionale e non. «Abbiamo riflettuto molto sulle parole del titolo – continua Giasi -. Perché Diego De Donato era anche un visionario, un editore appassionato che si è caratterizzato per il suo sguardo sul mondo intero. La sua vita è stata segnata da sodalizi importanti che lo hanno condizionato: lui ha attribuito all’incontro nel 1947 con Fosco Maraini la sua scelta di vita, quella di diventare editore. «Segreto Tibet», uscito nel 1951, è il libro che cambia la vita a entrambi, riscontrando un successo internazionale». Fu questo titolo a segnare uno spartiacque nella vita di Diego De Donato.
Nato a Bari nel 1928, De Donato ha iniziato la sua attività di editore a poco più di vent’anni, ridando vita alla Leonardo da Vinci, una vecchia tipografia di Città di Castello di cui il padre Carlo era comproprietario. Denominata De Donato dal 1966, la casa editrice fu animata nel corso degli anni Settanta da un gruppo di giovani intellettuali baresi che parteciparono attivamente al dibattito politico, filosofico e culturale, nazionale e internazionale. «La particolarità è anche nel rapporto che la casa editrice instaurò in pieno 68 e negli anni immediatamente successivi con il movimento studentesco barese – aggiunge -. Attraverso i legami con l’Università di Bari la casa editrice ebbe rapporti con l’intero mondo intellettuale italiano in fermento. Ma anche internazionale, come si vede dai titoli. Perché il lavoro di traduzione che la casa editrice aveva iniziato a fare negli anni Cinquanta si intensifica.
La dimensione internazionale è una delle caratteristiche principali: è stata la prima a pubblicare il romanzo «Il maestro e Margherita» di Michail Bulgakov. Poi, dopo il 1968, sono le filosofie a fare il loro ingresso in Italia anche grazie alla casa editrice De Donato. Nello stesso tempo c’è anche un’attenzione particolare al Mezzogiorno». A tutti questi temi verrà dedicato ampio spazio attraverso l’allestimento che sarà suddiviso in sei sezioni: Imprese, Orizzonti, Letterature, Dissensi e Marxismi, Sapere e Politica, Passato e Presente.
Un omaggio alla città sarà costituito da due mostre fotografiche: «Bari vecchia 1972» (14 fotografie di Agnese De Donato) e «Bari in trasformazione» (dall’archivio di Michele Ficarelli). Uno spazio, inoltre, sarà dedicato ad approfondimenti sull’intera produzione delle case editrici, attraverso i cataloghi storici della Leonardo da Vinci e della De Donato.
Venerdì, alle 17, sempre a Spazio Murat, ci sarà la presentazione del libro «De Donato editore. Saggi, testimonianze, cataloghi» (Ronzani, 2024), curato da Francesco Giasi. Insieme a lui interverranno, moderati da Claudia Villani, anche Marco Giacomo Bascapé, Daniela Mazzucca e Giuseppe Vacca. Mercoledì 20 marzo, invece, Nicola Cacucci, Luciano Canfora, Claudia Coga, Alessandro Laterza e Maddalena Tulanti parteciperanno a una tavola rotonda su «L’editoria a Bari». E lunedì 25 marzo con Rosalba Branà, Oscar Iarussi, Licia Lanera, Enzo Mansueto, Giusy Ottonelli, Antonio Princigalli, Gianluigi Trevisi e Luigi Quaranta il dibattito si sposterà sul tema della «vita culturale a Bari».
Tutto questo per presentare una stagione dell’editoria barese che non si chiuse con la fine delle attività della De Donato negli anni Sessanta. Ma la cui eredità si respira ancora oggi: «Abbiamo deciso di realizzare questa una mostra per diverse ragioni – conclude Giase - è importante il profilo intellettuale e culturale di De Donato e le scelte che fece come editore. Avendo un’idea molto moderna della missione di questo mestiere: non semplice stampatore di libri, ma editore che offre con il suo lavoro un contributo alla cultura».
Era un editore appassionato con lo sguardo sul mondo