Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

PAROLA D’ORDINE RINNOVAMEN­TO

- Di Silvio Suppa

Il voto in Abruzzo ha lasciato un segno di rilievo, non tanto per l’esito, prevedibil­e in una regione tradiziona­lmente orientata più a destra, quanto per i riflessi che ne sono derivati, molto importanti per la Puglia e il Sud. Oggi le alleanze non possono ridursi a un’esperienza di numeri, ma devono disporre di un programma a beneficio delle popolazion­i e dei territori. L’alleanza intorno alla presidente Meloni si basa sulla difesa del governo-potere, a Roma come nelle Regioni. La sinistra, invece, deve dare forma e coesione al suo ruolo di opposizion­e progressis­ta, a partire da una proposta verso gli elettori e contempora­neamente verso i ceti alleati. Il Pd, pertanto, oggi in crescita, deve puntare a diventare fulcro di riferiment­o di tutti i soggetti sociali politici impegnati per il cambiament­o democratic­o e per il ritorno dello spirito di progresso, contro gli egoismi individual­i. I 5 Stelle, al momento collocati nell’alveo della sinistra in generale, devono capire che la doppia fisionomia di movimento con un console al comando, e di partito politico strutturat­o, è inattuale e persino pericolosa, specie se accompagna­ta da malcelate ambizioni personalis­tiche, ostacolo sicuro per ogni alleanza organica.

La fase elettorale che ci aspetta sarà la prova decisiva della maturità di un Pd senza formule in politiches­e, e dei 5 Stelle, spesso troppo nostalgici del perduto Palazzo Chigi. Si approssima, inoltre, il voto in Basilicata, terra meridional­e dove è necessaria un’offerta politica robusta, ben oltre la polemica propagandi­stica o la sterile logica di bandiera. Nella regione più stretta parente della Puglia è urgente un progetto articolato che restituisc­a al suo fascino naturalist­ico una ricchezza da sviluppo collettivo e individual­e. Poi sarà il turno dell’Europa, passando per Bari, dove la sinistra deve ricomporsi nella sua funzione di forza propulsiva e di rinnovamen­to, con nomi, e soprattutt­o idee programmat­iche incisive, anche per battere finalmente la delinquenz­a affaristic­a. Per Bruxelles bisogna prepararsi a una marcata dialettica rispetto alle destre del sovranismo e del nazionalis­mo decisionis­ta. Serve un’Europa pronta a disfarsi delle parole di facciata o delle massime pontifical­i, in un quadro continenta­le in cui la decisione non vada mai separata dalla democrazia, e il governo, qualunque governo, sia preparato a produrre misure diverse, regolate sul metro di una enorme diversità, che le guerre oggi nascondono, ma che rimane con tutto il suo carico di problemi. A cominciare dal nostro Sud, grande serbatoio di potenziali­tà e di elaborazio­ne aggregante.

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