Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
PAROLA D’ORDINE RINNOVAMENTO
Il voto in Abruzzo ha lasciato un segno di rilievo, non tanto per l’esito, prevedibile in una regione tradizionalmente orientata più a destra, quanto per i riflessi che ne sono derivati, molto importanti per la Puglia e il Sud. Oggi le alleanze non possono ridursi a un’esperienza di numeri, ma devono disporre di un programma a beneficio delle popolazioni e dei territori. L’alleanza intorno alla presidente Meloni si basa sulla difesa del governo-potere, a Roma come nelle Regioni. La sinistra, invece, deve dare forma e coesione al suo ruolo di opposizione progressista, a partire da una proposta verso gli elettori e contemporaneamente verso i ceti alleati. Il Pd, pertanto, oggi in crescita, deve puntare a diventare fulcro di riferimento di tutti i soggetti sociali politici impegnati per il cambiamento democratico e per il ritorno dello spirito di progresso, contro gli egoismi individuali. I 5 Stelle, al momento collocati nell’alveo della sinistra in generale, devono capire che la doppia fisionomia di movimento con un console al comando, e di partito politico strutturato, è inattuale e persino pericolosa, specie se accompagnata da malcelate ambizioni personalistiche, ostacolo sicuro per ogni alleanza organica.
La fase elettorale che ci aspetta sarà la prova decisiva della maturità di un Pd senza formule in politichese, e dei 5 Stelle, spesso troppo nostalgici del perduto Palazzo Chigi. Si approssima, inoltre, il voto in Basilicata, terra meridionale dove è necessaria un’offerta politica robusta, ben oltre la polemica propagandistica o la sterile logica di bandiera. Nella regione più stretta parente della Puglia è urgente un progetto articolato che restituisca al suo fascino naturalistico una ricchezza da sviluppo collettivo e individuale. Poi sarà il turno dell’Europa, passando per Bari, dove la sinistra deve ricomporsi nella sua funzione di forza propulsiva e di rinnovamento, con nomi, e soprattutto idee programmatiche incisive, anche per battere finalmente la delinquenza affaristica. Per Bruxelles bisogna prepararsi a una marcata dialettica rispetto alle destre del sovranismo e del nazionalismo decisionista. Serve un’Europa pronta a disfarsi delle parole di facciata o delle massime pontificali, in un quadro continentale in cui la decisione non vada mai separata dalla democrazia, e il governo, qualunque governo, sia preparato a produrre misure diverse, regolate sul metro di una enorme diversità, che le guerre oggi nascondono, ma che rimane con tutto il suo carico di problemi. A cominciare dal nostro Sud, grande serbatoio di potenzialità e di elaborazione aggregante.