Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Palermiti, mega villa abusiva e sussidi statali
Era lì, in mezzo alle campagne tra il quartiere Japigia di Bari e Triggiano, chissà da quanto tempo. Messa in piedi abusivamente sui terreni di un rudere intestato al titolare di un’impresa agricola incensurato e non indagato - già proprietario di diversi appezzamenti in provincia di Bari, era usata da Eugenio Palermiti - braccio destro del boss Savinuccio Parisi - per alcuni incontri riservati a pochi fidatissimi seguaci. Una costruzione nuova, circondata da almeno un ettaro di campagna, finita sotto sequestro da giovedì nell’ambito del nuovo filone dell’inchiesta «Codice interno», con cui oltre ai sequestri da 20 milioni del 26 febbraio, in concomitanza con i 130 arresti sono stati tolti ad affiliati e prestanomi del clan Parisi-Palermiti beni per 12 milioni.
Tra questi c’è anche la grande villa di Palermiti, ufficialmente nullatenente - a lui non sono intestati beni di alcuni tipo - ma, dal 2006, titolare di una pensione di invalidità da poco meno di 300 euro al mese. A parlare della villa agli inquirenti, come si legge negli atti dei pm Fabio Buquicchio e Federico Perrone Capano, è il collaboratore di giustizia Domenico Milella, ex braccio destro di Palermiti: «C’ha un’altra villa poi in campagna, enorme, c’ha diecimila metri di terreno... sulla strada di Bariblu. Sono andato un sacco di volte a mangiare... là è tutto abusivo». La villa l’avrebbe gestita una persona che «sta sempre lì dentro, gliel’aggiusta. Va sempre, ha i cavoli e i peperoni piantati... e ha gli animali, sono parecchi. Maiali, cavalli, pecore, agnelli». Una villa viva, tra la fine di via Caldarola e stradella Cutizza (Triggiano), gestita come una piccola impresa agricola ma utilizzata dal clan di Palermiti per gli incontri riservati. Il titolare del rudere che dovrebbe sorgere lì, dai documenti del catasto, lo acquistò nel 2008 per 25.500 euro: un rudere la cui (passata) esistenza è testimoniata da una «torretta», attorno alla quale poi Palermiti ha costruito parte del suo tesoro abusivo.
Tesoro che ovviamente, per i redditi dichiarati, non avrebbe mai potuto avere. Dagli archivi dell’Inps risulta infatti come l’ultimo reddito da lavoro dipendente risalga al 2001, 4mila euro lordi. Alla moglie Camilla Moramarco, invece, sono intestati una casa a Japigia, in via La Pira, e una Fiat Panda. Entrambi sono anche stati dipendenti delle Case di Cura Riunite di Francesco Cavallari: fino al 2002 Moramarco ne ha ricevuto la cassa integrazione.