Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Viene dai tendoni l’uva di un bianco che non dispiace
Non ho pregiudizi nei confronti dei vini cosiddetti «naturali» e se parliamo di vini bianchi sono spesso anche «orange», purché siano buoni. Certo bisognerebbe intenderci sul termine buono dandogli lo stesso significato, ma qui entriamo in un terreno minato, anche se ormai alcuni concetti dovrebbero essere accettati e condivisi dai più. I vini bianchi solitamente vanno in fermentazione senza le bucce, quando questo non avviene e le bucce si lasciano in macerazione con il liquido pigiato, alla stregua dei vini rossi, si parla di vini bianchi macerati che assumono la colorazione aranciata-ambrata. La tecnica è una prassi antica, che negli ultimi anni è stata recuperata, a volte in modo esasperato. Detto questo bisogna anche dire che i risultati in passato il più delle volte erano piuttosto deludenti. e che questo modo di vinificare ha anch’esso bisogno di grande attenzione ed una padronanza che non può essere improvvisata o ancor peggio lasciata al caso. Ci piace segnalare questo Agere 2022, per alcuni motivi non comuni. Primo: è ottenuto da vigne allevate a tendone e con coltivazione biodinamica; secondo: mostra che è possibile produrre vini macerati senza i problemi che spesso affliggono questa tipologia (ossidazione, volatile acetica alta ed altro). La mano enologica si è mossa con sapienza, attualizzando l’antico metodo di produzione, dando un risultato interessante che va preso per quello che è. Colore giallo ambrato con profumi maturi di frutta,con pesca gialla in evidenza. In questo momento quello che più lo caratterizza, oltre al colore, è la struttura piena,frutto senz’altro della macerazione e una morbida freschezza. Sicuramente bevuto con qualche mese in meno avrebbe offerto un quadro olfattivo più complesso con risvolti più immediati, ma anche così non dispiace. Ampia la possibilità di abbinamento dal pesce a primi piatti leggeri, ma anche secondi di carni bianche.