Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
UNA BARI ANCORA IN CERCA DI ANIMA
Le città contemporanee raccontano chi siamo o cosa vorremmo essere. Nel tempo della prima modernità, quella solida, era più facile decifrare la città operaia, proletaria e sottoproletaria, e la città degli affari, del capitalismo rampante. Al tempo della seconda modernità, quella liquida, anche le città hanno finito con l’assumere un tratto di infinità vaghezza, con la commistione di microcosmi: quartieri-bunker, periferie desolate, le strade dello shopping, della movida, del sesso a pagamento. Una miscellanea senza anima né corpo, manifesto della contemporaneità in cui tutto sfugge senza lasciare tracce definite. L’immagine di una città emerge dalla capacità di riflettere, di interrogarsi della direzione che si intraprende. E un ruolo essenziale lo svolgono la letteratura, il cinema, la musica, l’arte.
Bari è in trepidante attesa di conoscere almeno qualche scheggia della visione della città da parte dei competitor elettorali. Il sociologo barese Giandomenico Amendola, nel suo ultimo saggio (La città: immagini e immaginari – Narrazioni, analisi, miti) ricostruisce l’immagine di grandi città attraverso la letteratura, da cui discende, una immagine dominante, a volte parziale e distorta: «A Milano si corre e si compra, a Venezia ci si innamora, a Parigi si cerca il piacere».
A Bari, invece, qual è l’immagine dominante? Come la cultura nelle sue molteplici manifestazioni contribuisce a creare un immaginario che vada oltre i più banali stereotipi? Dove alberga il genius loci o l’amor loci di cui parlava Franco Cassano? Appaiono come fantasmi dell’opera. Le avventure televisive di Lolita contribuiscono ad immortalare le bellezze della città: il lungomare, scorci di Bari vecchia, squarci di una modernità last minute, infarciti dai soliti cliché: spaghetti all’assassina, panzerotti, cime di rape. Una certa baresità resta inebriata vedendo l’angolo di casa immortalato sul piccolo schermo. Ci sta. Ma Bari non è solo questo. Non è la città delle immancabili orecchiette, con la testimonial principe assurta a star internazionale. Il primo candidato che avrà il coraggio di affermare «stop alla retorica delle orecchiette» contribuirà ad elevare il confronto culturale della contesa. Nella speranza, un po’ ardita, che politica e cultura possono coesistere nella stessa frase.
Bari non è la città di Lolita, come non era la città che faceva girare la testa. È la città della conoscenza, dell’università, dell’innovazione, delle case editrici. Ma anche del malaffare, degli intrecci tra politica, criminalità, pubblica amministrazione.