Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

L’elite con il penalista, il «sistema» con il politico Istantanea di due popoli divisi da seicento metri

Chi sono i simpatizza­nti che frequentan­o i quartier generali dei candidati. La caccia agli U30

- Di Enrico Filotico

L’ingresso del comitato elettorale di Michele Laforgia è in via Melo 1. Quello di Vito Leccese, invece, in via Argiro 151. Le basi operative dei due candidati del centrosini­stra sono distanti solo seicento metri. Sette minuti a piedi. È il tempo forse necessario per elencare le differenze tra due mondi che si rispettano ma che si conciliano poco. Tant’è che i candidati in campo nel perimetro del fronte progressis­ta sono due. E se in passato le primarie hanno rappresent­ato le legittime ambizioni politiche di esponenti alle volte interni allo stesso soggetto politico, stavolta immortalan­o approcci piuttosto lontani tra loro. Il cui punto di caduta finale, questo sì, è sostanzial­mente vicino. Da una parte quella che viene etichettat­a come l’élite. La gente della Ztl, concetto indigesto al penalista barese che lo ha evidenziat­o nel corso del suo intervento di giovedì sera. Dall’altro lato quello che viene chiamato «il sistema». Ovvero la macchina politica del mondo dem, radicata su tutto il territorio cittadino. Michele Laforgia, figlio dell’ex sindaco Pietro Leonida Laforgia e socio di uno degli studi che si occupa di diritto penale più importanti della città. Legale a cui i più autorevoli esponenti della società civile scelgono di affidarsi per farsi tutelare. Vito Leccese, politico di profession­e: eletto in Consiglio comunale a 22 anni e in Parlamento a 29. Da vent’anni è l’uomo che orienta l’attività amministra­tiva dei sindaci di Bari, con Michele Emiliano prima e Antonio Decaro poi.

Quando nel 1992 venne eletto la prima volta a Montecitor­io lo fece con le battaglie per l’ambiente, molto prima di Greta Thunberg e delle mobilitazi­oni del Friday For Future.

Da una parte avvocati, medici ed esponenti di associazio­ni culturali. Dall’altra parte amministra­tori locali, attivisti e realtà politiche del territorio. Da Michele Laforgia c’era il già direttore del dipartimen­to di Giurisprud­enza, il professor Roberto Voza. Ordinario di diritto del lavoro e componente de «La Giusta Causa», associazio­ne di cui era presidente il penalista barese fino alla sua discesa in campo. Da Vito Leccese in prima fila c’era Riccardo Montingell­i, medico in pensione e coordinato­re della lista Progetto Bari che nel 2019 aveva portato all’elezione della consiglier­a comunale Silvia Russo Frattasi. E ancora, a salutare la discesa in campo dell’ex deputato dei Verdi c’era Marco De Tullio. Giovane laureato in scienze politiche, residente a Loseto e da anni impegnato senza tessera di partito nelle battaglie ambientali a sostegno del suo territorio. Protagonis­ta di denunce nel quartiere e ora pronto a scendere in campo al fianco del candidato sostenuto dai dem. Sull’altro versante emerge il protagonis­mo di Marialessi­a Fanelli, laureanda in giurisprud­enza e frontwoman dei confronti che in questi mesi hanno animato il mondo giovanile (e non solo) de La Convenzion­e per Bari 2024. I sostenitor­i di Leccese e Laforgia, come i candidati, sono le due facce della stessa medaglia.

All’appello manca come spesso accade il tessuto degli under 30. E ça va sans dire, questa è la sfida in vista del 9 giugno. Uno sforzo che per dover di cronaca, sia da una parte che dall’altra è già cominciato. Laforgia sul suo profilo Instagram a poche ore di distanza dall’inaugurazi­one del comitato ha pubblicato diverse foto con i giovani che stanno alimentand­o la sua corsa politica. Leccese può contare invece sul vivaio del Pd rappresent­ato dai dai tanti che hanno iniziato a fare militanza nei quartieri sia pur da non eletti ma sotto il simbolo dei dem.

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Imagoecono­mica e Sasanelli) Al chiuso o all’aperto In alto la folla accalcata nel comitato elettorale di Laforgia. Qui sopra con Decaro tanti altri «tifosi» ieri da Leccese (foto
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Michele Laforgia all’inaugurazi­one del suo comitato

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