Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
L’elite con il penalista, il «sistema» con il politico Istantanea di due popoli divisi da seicento metri
Chi sono i simpatizzanti che frequentano i quartier generali dei candidati. La caccia agli U30
L’ingresso del comitato elettorale di Michele Laforgia è in via Melo 1. Quello di Vito Leccese, invece, in via Argiro 151. Le basi operative dei due candidati del centrosinistra sono distanti solo seicento metri. Sette minuti a piedi. È il tempo forse necessario per elencare le differenze tra due mondi che si rispettano ma che si conciliano poco. Tant’è che i candidati in campo nel perimetro del fronte progressista sono due. E se in passato le primarie hanno rappresentato le legittime ambizioni politiche di esponenti alle volte interni allo stesso soggetto politico, stavolta immortalano approcci piuttosto lontani tra loro. Il cui punto di caduta finale, questo sì, è sostanzialmente vicino. Da una parte quella che viene etichettata come l’élite. La gente della Ztl, concetto indigesto al penalista barese che lo ha evidenziato nel corso del suo intervento di giovedì sera. Dall’altro lato quello che viene chiamato «il sistema». Ovvero la macchina politica del mondo dem, radicata su tutto il territorio cittadino. Michele Laforgia, figlio dell’ex sindaco Pietro Leonida Laforgia e socio di uno degli studi che si occupa di diritto penale più importanti della città. Legale a cui i più autorevoli esponenti della società civile scelgono di affidarsi per farsi tutelare. Vito Leccese, politico di professione: eletto in Consiglio comunale a 22 anni e in Parlamento a 29. Da vent’anni è l’uomo che orienta l’attività amministrativa dei sindaci di Bari, con Michele Emiliano prima e Antonio Decaro poi.
Quando nel 1992 venne eletto la prima volta a Montecitorio lo fece con le battaglie per l’ambiente, molto prima di Greta Thunberg e delle mobilitazioni del Friday For Future.
Da una parte avvocati, medici ed esponenti di associazioni culturali. Dall’altra parte amministratori locali, attivisti e realtà politiche del territorio. Da Michele Laforgia c’era il già direttore del dipartimento di Giurisprudenza, il professor Roberto Voza. Ordinario di diritto del lavoro e componente de «La Giusta Causa», associazione di cui era presidente il penalista barese fino alla sua discesa in campo. Da Vito Leccese in prima fila c’era Riccardo Montingelli, medico in pensione e coordinatore della lista Progetto Bari che nel 2019 aveva portato all’elezione della consigliera comunale Silvia Russo Frattasi. E ancora, a salutare la discesa in campo dell’ex deputato dei Verdi c’era Marco De Tullio. Giovane laureato in scienze politiche, residente a Loseto e da anni impegnato senza tessera di partito nelle battaglie ambientali a sostegno del suo territorio. Protagonista di denunce nel quartiere e ora pronto a scendere in campo al fianco del candidato sostenuto dai dem. Sull’altro versante emerge il protagonismo di Marialessia Fanelli, laureanda in giurisprudenza e frontwoman dei confronti che in questi mesi hanno animato il mondo giovanile (e non solo) de La Convenzione per Bari 2024. I sostenitori di Leccese e Laforgia, come i candidati, sono le due facce della stessa medaglia.
All’appello manca come spesso accade il tessuto degli under 30. E ça va sans dire, questa è la sfida in vista del 9 giugno. Uno sforzo che per dover di cronaca, sia da una parte che dall’altra è già cominciato. Laforgia sul suo profilo Instagram a poche ore di distanza dall’inaugurazione del comitato ha pubblicato diverse foto con i giovani che stanno alimentando la sua corsa politica. Leccese può contare invece sul vivaio del Pd rappresentato dai dai tanti che hanno iniziato a fare militanza nei quartieri sia pur da non eletti ma sotto il simbolo dei dem.