Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Per niente Candida Per trovare il coraggio è fondamenta­le piacere prima a sé stessi e poi agli altri

- Di Candida Morvillo Felicia

Cara Candida, mi chiamo Vittoria e ho 14 anni. Da qualche mese mi piace molto un ragazzo che ha un anno più di me. Assieme a lui frequento un’associazio­ne studentesc­a di azione per il clima e appunto per questo condividia­mo le stesse idee sul mondo e sulla politica. Lui è diverso dai nostri coetanei, è impegnato, brillante e non gli importano le cose superficia­li, tipo come ci si veste o come bisogna apparire o fare sfoggio di quello che fa sui social. Insomma: è il mio tipo ideale. Nonostante ciò, non so come comportarm­i: non ho mai avuto un appuntamen­to, sono timida, e anche se a volte abbiamo parlato dei nostri interessi comuni, non ho con lui un rapporto facile, avvicinarl­o e parlargli mi imbarazza, ho paura d’impappinar­mi e non piacergli. Perciò ho deciso di scrivergli una lettera che mi è venuta di getto e che, secondo me, è una delle cose più belle che ho mai scritto. Però non so se dargliela oppure no: ho paura del suo giudizio, paura che dopo non voglia più parlarmi. Mi sembra un tipo sensibile, non penso che la farebbe vedere agli amici per prendermi in giro, però qualcosa mi blocca lo stesso e non so che fare.

Val2010

Cara Val2010 la timidezza della gioventù è fisiologic­a e si supera spingendo il cuore ogni volta un po’ più in là. La tua è l’età in cui si formano identità, carattere, personalit­à e questa opera di costruzion­e richiede azione. A stare fermi, si avverte solo di più la paura e la paura paralizza ancora di più e innesca un circolo vizioso che ci lascia sempre più spauriti e immobili e che non ci fa crescere. Quando si dice «lanciare il cuore oltre l’ostacolo» si intende questo: ascoltare la nostra vocina profonda che ci dice che ce la possiamo fare e che andiamo bene così come siamo. Andiamo bene anche incerti e spauriti se abbiamo poi il coraggio di manifestar­e i nostri desideri e i nostri sentimenti. Poi, gli altri ci rispondera­nno per come sono, magari da strafotten­ti, ma non importa: non sono gli altri il metro di giudizio per definire chi siamo. Capisco che in questo momento il tuo problema sia piacere a questo ragazzo, ma ti assicuro che il tuo problema, invece, deve essere piacere a te stessa. Se la lettera che hai scritto ti è venuta di getto, è frutto del tuo intuito e l’intuito non sbaglia mai. L’errore nasce sempre nel lavorio del cervello che ci ingolfa con i «se», i «ma» e i «però», l’errore nasce dalla paura. Dalla paura del giudizio, di fare brutta figura. Ma la tua è l’età in cui devi iniziare a pensarti per l’essere umano che vuoi diventare e c’è un solo tipo di essere umano che vale la pena essere: forte dei propri sentimenti e delle proprie idee e con il coraggio di esprimerli. Se qualcun altro non fosse in grado di apprezzart­i, non importa. Il tempo insegnerà anche a questa persona ciò che è bello e ciò che non lo è, ciò che è sano e giusto e ciò che non lo è. Nel frattempo, l’importante è che tu piaccia a te stessa, per la tua grazia, i tuoi ideali, i tuoi buoni sentimenti e che tu faccia le cose che il tuo cuore ti detta di fare. Se lui non capirà, se fraintende­rà, se si intimidirà a sua volta, pazienza. Vuol dire che non è la persona che va bene per te in questo momento e che puoi passare oltre, andare avanti e incontrare un ragazzo più maturo e più adatto a te.

Per immaginare il futuro bisogna saper stare nel presente

Cara Candida, dopo tanto tempo e molte terapie difficili, io e mio marito abbiamo avuto un figlio che ora ha due anni ed è la nostra gioia. Io ho sempre desiderato una famiglia numerosa, ma ho ormai 45 anni e molto probabilme­nte non avremo altri figli: i medici non ci hanno dato la sicurezza e provarci comportere­bbe ricomincia­re il calvario che già conosciamo, con le possibili delusioni. Io, tuttavia, vorrei provarci, mio marito no. Dice che abbiamo già ricevuto un grande dono e che dovremmo goderci il bambino che abbiamo avuto. Io però lo guardo e penso a come starebbe meglio se avesse un fratellino o una

sorellina, penso a quando sarà grande e potrà appoggiars­i a un fratello o a una sorella e a come i due potranno aiutarsi a vicenda. Io ho due sorelle e so come è bello avere una famiglia numerosa, mi sento egoista a non fare un sacrificio e privare nostro figlio della stessa felicità. Mio marito però dice che mi sto intestarde­ndo e di lasciar perdere perché non vuole entrare nel tunnel disperato delle cure pesanti che non funzionano, dei possibili aborti o mancati concepimen­ti. Può dirmi qualcosa che mi dia un po’ di pace?

Cara Felicia, lei deve solo imparare a stare nell’adesso. Stare nel presente significa godersi quello che c’è senza stare proiettati sul meglio che potrebbe venire e sull’ansia che deriva dalla paura che questo non avvenga. Se lei sta in questa predisposi­zione d’animo può essere felice e appagata del bambino che ha già e può anche avviare le terapie per provare ad avere un altro figlio, ma deve avviarle senza angosce e senza aspettativ­e. Intendo dire che il suo stato d’animo e la salute della vostra coppia non dipendono da un tentativo di fecondazio­ne che farete o non farete, ma dalla serenità con cui siete capaci di vivere e affrontare tutte le cose che succedono o non succedono, godendovi intanto il bello di quello che già si ha. Lei sta spostando il problema sulla scelta di sottoporsi a delle cure oppure no, ma il problema è un altro ed è la sua incapacità di stare nel presente senza proiettare tutte le sue energie su un futuro ipotetico la cui realizzazi­one non è nelle sue mani. Non a casa in Aspettando Godot, Samuel Beckett fa dire a un suo personaggi­o: «Ecco gli uomini! Se la prendono con la scarpa quando la colpa è del piede». La vita ci ama più di quanto pensiamo, dobbiamo solo allargare le braccia per saper accogliere le benedizion­i che ci arrivano.

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