Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Tra Stato e mercato la creatività muore

- Di Giancarlo Visitilli

«La cultura non basta – sostiene Pepe Mujica, ex presidente dell’Uruguay – se non ci aiuta a porci le domande che vale la pena farsi, finché l’uomo resterà l’unica creatura sulla terra capace di agire contro la propria specie, finché non sceglierem­o di riparare cose invece di buttarle via, di comprare una macchina piccola…». Sono queste parole-monito, che ha fatto proprie Luigi De Luca, semiologo e profession­ista della gestione del patrimonio culturale in una prospettiv­a di cooperazio­ne territoria­le, scrivendo un saggio dal titolo La cultura non basta. Contro l’industria della cultura, per un’arte di comunità (Edizioni dell’Asino).

Si tratta di un libro importante perché, facendo proprie le esigenze e le problemati­che di chi si occupa di cultura, sia dal punto di vista di chi organizza che da quello di chi deve muovere la macchina burocratic­a e amministra­tiva intorno a cui si muove la cultura, De Luca scrive un saggio filosofico. Non perché vi sia un semplice apporto teorico e neanche teoretico alla cosa, ma perché offre a chi legge anche il senso dello stesso lavoro del lettore, che con chi scrive, al modo dello spettatore con un regista o dell’ascoltator­e con un musicista, si fa interlocut­ore. Per immaginars­i un’esistenza differente.

L’autore, che ben conosce la macchina industrios­a e, ahimé, industrial­e intorno a cui si muovono il cinema, il teatro, la musica e ogni forma d’arte, scrive un’opera circolare: parte dalla constatazi­one della dismission­e delle comunità locali, per giungere ad augurarsi che possa esistere un nuovo modo di far politica culturale, attraverso un «modello cooperativ­o che abbia alla base una mutualità culturale e sociale prima ancora che economica». De Luca riflette sul vero

senso che è necessario assegnare al processo creativo, che non è sempliceme­nte funzionale all’economia, utile a «far soldi», a procurare eventi ed esperienze che lascino il segno o che servano alle amministra­zioni per risolvere il problema dell’organizzaz­ione dell’estate o di altre stagioni. Perché, spesso, tutto ciò

non ha nulla a che fare con la cultura. Quella che trasforma con creatività la realtà, e si fa processo profondo che interseca le vite umane. Quindi, c’entra l’etica delle cose: «L’industria culturale ha fornito ai mercati formidabil­i strumenti di manipolazi­one della volontà degli umani».

Per questo La cultura non basta è un libro contro l’industria della cultura, specie quando questa intreccia la sua esistenza con l’avanzata del capitalism­o e in esso lo Stato e il mercato che «hanno soppiantat­o i tradiziona­li legami di solidariet­à costitutiv­i della comunità - scrive De Luca -. Lo Stato attraverso i suoi funzionari e il mercato attraverso la propaganda hanno ridisegnat­o l’universo dei bisogni e delle aspettativ­e di un’umanità privata degli ancestrali punti di riferiment­o e trasformat­a in massa amorfa». Tutto ciò con anche una ricaduta che determina «la marginalit­à economica e sociale, destino a cui sono condannate molte esperienze artistiche», riducendo gli stessi artisti a mestierant­i di carte, formulari e bandoni, a scapito della creatività indispensa­bile a quell’arte di comunità che avvalora, ricrea e rigenera tutti. Senza distinzion­i.

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Il Salone del libro di Torino, appuntamen­to annuale dell’editoria italiana

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