Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
L’omaggio di Lone Scherfig a Tornatore e al neorealismo
Mentre «Calladita» di Miguel Faus è un «Parasite» spagnolo
In bilico tra passato e futuro, costantemente. Il Bif&st 2024 si muove tra memorie e slanci artistici, tra i tanti studenti che ogni giorno affollano il Piccinni per gli incontri con i maggiori scienziati italiani di «Cinema&Scienza» e gli esordi di autori più o meno giovani che affollano le sezioni «Panorama Internazionale» e «Italiafilmfest».
Non è certo al debutto la danese Lone Scherfig, regista pioniera (ricordate Italiano per principianti e An Education?), al festival con La contadora de peliculas, accolto con favore dal pubblico del Petruzzelli. «È stato straordinario proiettare il film qui – ha sottolineato – mi sono lasciata ispirare dal cinema italiano degli anni ’50 e ’60, dal Neorealismo, spero che il pubblico lo abbia percepito». C’è un’evidente «eco di Nuovo cinema paradiso», ammette, nella vicenda ambientata in un borgo minerario cileno in cui il cinema si fa racconto orale, che è molto piaciuta anche ai 120 studenti delle scuole superiori del Lazio partecipanti ai Progetti Scuola Abc sbarcati a Bari per l’occasione.
Tra le presenze internazionali degli ultimi giorni, il regista tedesco Veit Helmer che già nel 2018 aveva mostrato il tocco poetico in The Bra (al Bif&st) e che conferma un’originale vena brillante e romantica in Gondola, ambientato in una lussureggiante valle tra le montagne della regione georgiana dell’Adjara, servita da una funivia d’epoca che collega due villaggi.
Pugliesi fanno capolino in nuovi film presentati ieri a Bari: tra la commedia romantica Sottocoperta di Simona Cocozza, scritta e coprodotta dalla tranese Samantha Cito, e il Parasite in salsa spagnola, Calladita di Miguel Faus nel concorso «Panorama Internazionale», prodotto dal barese trapiantato in Spagna Carlo D’Ursi.
Tornando alla memoria, la quarta giornata si è aperta con il ricordo affettuoso di Paolo Taviani, cui è dedicata l’intera settimana, di amici come Felice Laudadio e la produttrice Donatella Palermo. «Avrebbe dovuto esserci anche un’altra persona oggi - ha esordito Laudadio -, Lina Nerli Taviani, moglie di Paolo e costumista in molti film dei fratelli. Aveva accettato di venire, avevamo anche organizzato il viaggio ma all’ultimo momento mi ha telefonato per dirmi che si sarebbe emozionata troppo». Palermo avrebbe dovuto properso durre anche il prossimo film diretto da Paolo, del quale era già pronta la sceneggiatura. «Un film sulla morte, come il precedente Leonora addio», spiega. «Dopo la scomparsa del fratello, era ossessionato dal tema e aveva scritto Il canto delle meduse. Non aveva la capacità di raccontare e aveva ancora dei sogni. La sua sceneggiatura me l’hanno già chiesta per affidarla ad altri registi ma non la darò a nessuno, perché le immagini che avrebbe portato sullo schermo erano solo le sue».
Di memorie, della propria famiglia, di sua madre «bellissima, coraggiosa, fuori dagli schemi, piena di luce e di musica», si nutre La casa di Ninetta, esordio alla regia di Lina Sastri. «L’ultima volta al Piccinni ero venuta per Filumena Marturano», spiega, sorpresa dalla reazione commossa del pubblico. «Questa è una riflessione sul presente più che un atto di memoria. La gente risponde se sei sincero, raccontando emozioni».