Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Dalle spiagge alle case popolari, gli incroci tra clan e Comune
Interdittive, voto di scambio e l’arresto della consigliera Ferri: cosa c’è stato prima del terremoto Olivieri
Intrecci tra politici e malavita, gli uomini dei clan nelle municipalizzate e nella gestione delle spiagge cittadine - poi tornate alla legalità - e degli alloggi popolari, agenti della polizia locale che si rivolgono agli affiliati per risolvere problemi. L’inchiesta «Codice interno» ha avuto un impatto dirompente, tanto da far paventare per la prima volta il rischio di scioglimento del Comune di Bari per infiltrazione mafiosa, ma non è stata la prima indagine a mettere in relazione la mafia con la vita amministrativa della città. A ottobre del 2022 fu arrestata Francesca Ferri, consigliera comunale eletta con la lista di centrodestra «Sport Bari-Di Rella sindaco» e poi passata alla maggioranza con «Sud al centro». Con lei, oltre al compagno Filippo Dentamaro, fu arrestato anche l’ex consigliere (comunale e regionale) e presidente del Foggia calcio, Nicola Canonico.
I tre sono a processo per associazione finalizzata alla corruzione elettorale per le elezioni comunali di Bari del 2019, ma a loro è contestato anche lo scambio elettorale politico-mafioso relativamente a quelle (dello stesso anno) di Valenzano, comune precedentemente sciolto per mafia. Per perseguire il loro intento, secondo la Procura, si sarebbero avvalsi dell’aiuto del clan Buscemi di Valenzano, alleato sul territorio proprio dei Parisi.
E se la parabola di Ferri ricalca quasi interamente quella di Maria Carmen Lorusso, eletta nel 2019 con la lista «Di Rella sindaco» e poi passata a «Sud al centro», la vicenda dell’Amtab - da fine febbraio in amministrazione giudiziaria - ricorda parzialmente anche le irregolarità della gestione della Multiservizi, la municipalizzata che si occupa del verde di cui presidente - nominato da Emiliano - fu proprio Giacomo Olivieri, poi «cacciato» da Decaro nel 2015 e costretto a risarcire al Comune i danni causati. Nella Multiservizi di Olivieri figurava come dipendente Vito Lovreglio, nipote di Savinuccio Parisi e fratello di Tommaso, dipendente Amtab dal 2004 e veicolo con cui Olivieri, dietro un pagamento di 10mila euro, avrebbe dirottato i voti di Japigia su sua moglie.
C’è poi la questione delle spiagge cittadine di Torre Quetta e Pane e Pomodoro, gestite da una società colpita nel 2020 da interdittiva antimafia. Alla società fu revocata la concessione, ma la vicenda - anche dopo la sospensione dell’interdittiva - causò ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato. Sulla «liberazione» delle spiagge dalla mafia ha insistito molto Decaro nel corso della conferenza stampa di mercoledì.
Infine, il recente caso delle due vigilesse (sospese e indagate) che si rivolsero ai Parisi per vendicare un torto ricorda anche i legami tra il clan e la polizia locale svelati nel 2012 dal collaboratore di giustizia Matteo Tulimiero. Secondo il suo racconto, un capitano della locale avrebbe ricevuto regali dai Parisi in cambio di favori, tra cui il mancato controllo sull’occupazione delle case popolari da parte di esponenti della malavita.