Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
NON ESAGERARE NON MINIMIZZARE
Il centrodestra ha calcolato male i propri passi e ora subisce un pesante contraccolpo politico dalla decisione di caldeggiare, nelle stanze del ministero dell’Interno, l’ispezione prefettizia al Comune di Bari affinché si valuti lo scioglimento per mafia. Non aveva calcolato il profondo legame che unisce i baresi al sindaco Decaro e la solidarietà politica che il primo cittadino sarebbe stato in grado di ottenere da una ramificata rete di consenso che ha costruito negli anni, dentro e fuori la Puglia. Quello del centrodestra è stato un errore politico, diciamo così, sul piano della tattica. A latere si può aggiungere che ora sarà più difficile trovare un candidato sindaco che lo rappresenti alle elezioni di giugno: se l’opera di ben figurare alle elezioni era difficile prima, figuriamoci ora con un centrosinistra ricompattato attorno a Decaro e alla propria ventennale esperienza di governo. Il centrodestra ha poi sottovalutato un secondo aspetto, più importante, rappresentato dalle intense azioni della cosiddetta «antimafia sociale non repressiva», avviate sotto l’esperienza di Emiliano sindaco: un’opera di prevenzione, vicinanza alle fasce sociali devianti, rafforzamento dei presidi scolastici. Un intervento avviato 20 anni fa – in ben altre circostanze – tra spavaldi gruppi malavitosi che spadroneggiavano in città con modalità gangsteristiche. L’antimafia sociale, assieme alla repressione condotta dalle forze dell’ordine, ha prodotto risultati. La rinascita di Bari Vecchia non è solo un successo economico, dai risvolti turistici, è anche il riscatto sociale di un quartiere. Il cui recupero architettonico, va segnalato, comincia con il sindaco di centrodestra predecessore di Emiliano. Alla stessa maniera, argini robusti alla devianza criminale sono state le politiche di sviluppo, lavoro e welfare promosse dal centrosinistra a livello regionale e comunale. Sicché ora la situazione è ben diversa a Bari rispetto al passato, nonostante i 14 clan criminali tuttora censiti dalla Dia (Direzione investigativa antimafia). Non aver saputo riconoscere questo mutamento è un errore più grave del primo, perché segnala l’incapacità di leggere nel profondo il tessuto sociale della città.
Detto questo, tuttavia, occorre un bagno di realtà. La lotta alla mafia – che a Bari e in molte aree della Puglia vede ora lo Stato prevalere – non può mai dirsi compiuta una volta e per sempre. Sarebbe un errore esiziale considerarsi immuni e pretendere di essere considerati al di sopra di ogni sospetto. Decaro va ringraziato per il suo coraggioso impegno contro i clan, ma ai baresi va detto: essere guidati da un sindaco sotto scorta di per sé non è una garanzia, non mette al riparo da contaminazioni sempre possibili e pericolose.
In conclusione. Il richiamo al rischio mafioso non va esagerato e politicizzato come ha fatto il centrodestra. E come lascia intendere l’intervento del ministero dell’Interno, deciso a tempi di record, mentre bisognava aspettare per lo meno il consolidamento del percorso giudiziario dell’inchiesta «Codice interno». La vicenda però non va neppure minimizzata. L’infiltrazione dei clan nella municipalizzata Amtab è allarmante. Il sindaco Decaro si è difeso l’altro giorno con una veemente conferenza stampa. Aveva dimenticato di dire quello che ha poi saggiamente aggiunto 48 ore dopo: porte aperte agli ispettori, non abbiamo niente da temere. Ha fatto bene a rimarcarlo, tutti noi vogliamo che siano dissipate le ombre messe in risalto dalla magistratura. La lotta alla mafia deve continuare anche così: con le porte aperte.