Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Musma, una bella idea per valorizzare le collezioni
Al Musma (Museo della scultura contemporanea di Matera) è stato avviato un progetto sulle collezioni che prevede una selezione di opere, da porre in relazione con nuove acquisizioni o con lavori temporanei progettati per il museo. L’obiettivo è valorizzare il patrimonio e costruire anche per la comunità locale occasioni di rinnovato interesse. Si comincia con «Cartogramma», la nuova installazione permanente di Crisa, muralista cagliaritano, in dialogo con le tre opere dell’artista sarda Maria Lai, già presenti nella collezione del Museo. Continua, dunque, a Matera il confronto tra i due artisti, avviato nel 2019, quando, in occasione del centenario della nascita di Maria Lai, Crisa è intervenuto sulla facciata dello studio dell’artista a Cadeddu. Federico Carta, conosciuto come Crisa (1984), ha una formazione da autodidatta al servizio di una produzione focalizzata sui temi della sostenibilità, evidenziata dal ricorrente utilizzo di elementi vegetali con cui riveste muri e contesti urbani in frammentate composizioni. Paesaggi vegetali decostruiti, tratteggiati con decise linee di contorno, vitali anche su campiture piatte o in assenza di contrasti cromatici. L’opera per il Musma disegna una geografia d’invenzione nella quale sopravvivono elementi minimali dell’articolazione urbana, in sintonia con il luogo ospitante, i Sassi, territori deantropizzati costruiti dall’intreccio di linee e tratti a designare paesaggi pietrosi. «Cartogramma» deve colloquiare con le tre opere di Maria Lai scelte per l’occasione tra cui «La torre, 1971-2002» dove due infissi sono legati tra loro da lunghi fili a ribadire legami sottintesi e intrecci arcaici. Si ergono come torri per farsi monumento celebrativo dell’attentato dell’11 settembre 2001. Trame tessili anche per «Cuore mio 2002» e terracotta per le rigorose forme di «Sa domu de su dolu, 2002», in cui Maria Lai rende plastiche le parole dello scrittore e suo conterraneo Salvatore Cambosu. Del resto, telai, pani e libri cuciti sono la cifra sui generis di un’artista che ha fatto della tessitura, pratica ascritta al femminile, un’arma espressiva di potente lirismo, muovendosi tra informale e arte povera. Con passo laterale, autonoma nell’elaborazione delle tradizioni sarde, in particolare di Ulassai, dove nacque e dove, nel 1981 chiese agli abitanti di «Legarsi alla montagna».
Letterale rito di arte partecipata con un filo di ventisette chilometri per saldare case e abitanti in un’unica unione ancestrale con la montagna.