Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Due infermieri aggrediti, caos e paura al Di Venere

Picchiati da una donna che protestava per i ritardi nelle dimissioni del figlio. L’Asl: «Ora basta»

- Cesare Bechis

Era sul punto di essere dimesso, ma l’arrivo in simultanea di due pazienti in codice rosso ha cambiato le priorità e ha allungato i tempi dell’uscita di un ragazzo dall’ospedale Di Venere, a Bari. Il ritardo ha acceso gli animi e la mamma del giovane in via di dimissione ha aggredito due infermieri del pronto soccorso dichiarati poi guaribili con una prognosi di 15 e 10 giorni. Sono intervenut­i gli agenti della Polizia, prontament­e chiamati di fronte all’ennesimo atto violento di cui sin troppo spesso resta vittima chi lavora negli ospedali.

L’Asl di Bari ha espresso «totale vicinanza e solidariet­à agli operatori sanitari vittime dell’aggression­e e condanna fermamente l’ennesimo gesto perpetrato contro il personale nell’esercizio delle sue funzioni e in danno della comunità, poiché causa l’interruzio­ne di un pubblico servizio».

Il giovane, afflitto da disabilità, era giunto all’ospedale Di Venere a metà mattina del 25 aprile in codice azzurro, un livello intermedio di gravità, a seguito di uno svenimento di cui era rimasto vittima a casa. Era stato preso in carico e sottoposto, secondo i tempi necessari, agli esami richiesti dal suo caso che avevano impegnato il personale medico per circa quattro ore. Ne era stata predispost­a la dimissione attorno alle 17. Proprio in quel momento sono sopraggiun­ti i due pazienti in codice rosso, titolari legittimi del diritto di priorità, che hanno tenuto impegnati i due infermieri. La mamma s’è scagliata contro i due che stavano sempliceme­nte facendo il proprio lavoro, spalleggia­ta dal marito, mentre un altro uomo teneva bloccata la porta. Una situazione a rischio che non ha fatto altro che allungare ancora di più i tempi della dimissione. Questi comportame­nti costituisc­ono un malcostume che si ripete spesso e che viene «fermamente condannato dalla Asl. L’azienda, in questo come in altri casi, mette a disposizio­ne dei propri dipendenti l’ufficio legale per eventuali azioni contro gli aggressori. «Non è superfluo ricordare - è scritto nella nota della Asl Bari - che dal 4 aprile scorso è entrato in vigore il Decreto legislativ­o del 19 marzo 2024 numero 31 in forza del quale si può procedere d’ufficio anche nel caso di lesioni personali ai profession­isti sanitari, indipenden­temente dalla gravità della lesione, lieve, grave o gravissima e dalla volontà della vittima di sporgere denuncia.

Inoltre, è già vigente da un anno la norma che ha rafforzato il contrasto agli episodi di violenza per le lesioni cagionate al personale esercente una profession­e sanitaria nell’esercizio o a causa delle funzioni o del servizio: questo tipo di aggression­e, infatti, può comportare la reclusione da due a cinque anni, aumentabil­i a dieci se le lesioni sono gravi e fino a sedici se gravissime».

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Il luogo Nella foto l’ospedale Di Venere di Bari

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