Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Un Primitivo di Gioia del Colle fresco e godibile
La Valle d’Itria è il naturale proseguimento dell’altopiano carsico comunemente chiamato Murgia, continuità territoriale di quella barese a cavallo tra le provincie di Bari, Taranto e Brindisi. Da questo punto di vista le Murge e la Valle d’Itria si assomigliano, offrendo in fondo anche le stesse coltivazioni, che, pascoli a parte, sono principalmente l’ulivo e la vite. Territori apparentemente omogenei che però nascondono sfaccettature diverse proprio grazie alla conformazione geologica, e in cui l’insistenza di particolarità microclimatiche caratterizza e diversifica le varie zone.
I vini che se ne ottengono sono in parte frutto del suolo e del microclima e in modo sempre decisivo della mano dell’uomo, che in tutti i casi fa la differenza. Se la Valle d’ Itria è tradizionalmente terra di vini bianchi (Verdeca, Bianco d’Alessano e Minutolo), la Murgia, carsica per definizione, è il regno soprattutto dei rossi e in particolare del primitivo, nella fattispecie di Gioia del Colle.
È su questi territori che l’azienda Capovaccaio di Alberobello ha i suoi vigneti. Le vigne più vecchie nel Canale di Pirro, le altre tra Alberobello e Noci e precisamente nella masseria Vaccari delle Badesse tra 400 e 500 metri di altitudine; da esse provengono le uve che danno corpo al Gipeto.
La vendemmia 2023 ci consegna questo Primitivo dal piglio giovane, fresco e godibile. Centrato sul frutto, senza cessioni esuberanti. Elegantemente definito con accenni lievemente floreali e sapidità di fondo, si apprezza per la sua immediatezza che lo rende compagno ideale e versatile per molteplici occasioni. Niente legno e solo acciaio per una versione che mette bene in evidenza la sua appartenenza territoriale e che in futuro ci consegnerà ulteriori positivi sviluppi.