Le Albere «violentate» dai salami
L’allarme di Lupo: «Palazzo ridotto a un supermercato di mele e salami»
«La gestione del Palazzo delle Albere deve tornare al Mart». Il diktat arriva dall’architetto Michelangelo Lupo, ex direttore del Palazzo. Il professionista lancia l’allarme: «È ormai ridotto a un supermercato di mele e salumi. Non ci sono più andato per non soffrire. La Provincia cambia gestione continuamente». Il futuro? «L’edificio era ed è perfetto per ospitare mostre temporanee».
TRENTO Ormai non si avvicina nemmeno più. «Lo faccio per non soffrire vedendo ciò che ne è stato», dice con amarezza. Eppure a Palazzo delle Albere ha dedicato entusiasmo, tempo, studi. Qui, nella villa-fortezza dei principi vescovi Madruzzo, ha curato allestimenti e mostre rimaste negli annali. Tant’è che a sentire le parole di Vittorio Sgarbi, turbato dal vago destino dell’edificio (Corriere del Trentino di ieri), Michelangelo Lupo annuisce. «Stanno vendendo salami e mortadelle: è diventato un supermercato», dice l’architetto, già direttore del palazzo. Il riferimento è al concept store «Coltiviamo il gusto», inaugurato in maggio e aperto in occasione dell’Expo fino al 31 ottobre. A preoccupare è il futuro della dimora del XVI secolo che nel novembre del 1552 fu visitata persino da Andrea Palladio per una consulenza architettonica. Una «gemma» nel cuore del capoluogo che, per Lupo, patisce un ostracismo ingeneroso. «La Provincia ha deciso cosa fare della villa senza interpellare alcuno — ricorda — È un peccato vedere il palazzo assoggettato al Muse quando potrebbe dare sfogo a esposizioni temporanee». Di qui la speranza: riaffidarne la gestione al Mart.
Architetto, Vittorio Sgarbi non ha usato mezzi termini. L’attuale configurazione di Palazzo delle Albere è, a suo dire, «uno sfregio». L’edificio è davvero adombrato dal nuovo quartiere di Piano?
«Oggi stanno vendendo salami, mele e mortadelle. Non ci sono più andato per non soffrire. Chi ha contribuito a renderlo un supermercato non ha capito che i padri del Concilio di Trento facevano le sedute preliminari dentro al palazzo, un palazzo affrescato e restaurato più o meno bene negli anni Settanta. Poi è diventato museo e in quegli anni abbiamo fatto mostre bellissime: Segantini, il Divisionismo, il secolo dell’impero, solo per citare le esposizioni più felici. Ho sempre sostenuto fosse luogo di sfogo perfetto per delle mostre temporanee che, magari, non si potevano fare altrove. Vederlo ridotto così, alle dipendenze del Muse, mi pare un peccato. Solo che non è stato sentito nessuno sull’argomento».
Intende che il destino di oggi non è stato partecipato?
«Non voglio essere immodesto: a ogni modo, sentire le persone che hanno fatto la storia del restauro poteva essere una buona idea. Ma nessuno mi ha mai interpellato. La Provincia cambia gestione continuamente, vanno avanti come macchine, assumono decisioni che a volte potrebbero essere discusse. Però il dibattito e il confronto non avvengono più. Con la nuova gestione del Mart, Gianfranco Maraniello potrebbe avere altre aspettative. Non dimentichiamo che il Mart è museo di Trento e Rovereto. Palazzo delle Albere non è un palazzo dove mettere una mostra fissa, piuttosto è un luogo da visitare con mostre temporanee».
Cosa andrebbe fatto per valorizzare il palazzo?
«A suo tempo feci un progetto di piantumazioni sul bordo del prato per far sì che fosse isolato dall’orrido campo sportivo, dalla ferrovia che disturba incessantemente e oggi dal museo. Con simili premesse sarebbe stato un hortus conclusus (un giardino recintato, ndr) per preservare l’aurea rinascimentale che ormai si è completamente persa. Un tempo si diceva “Albere” perché c’erano i pioppi ora scomparsi. Il progetto che feci 20 anni fa fu cestinato. In vent’anni avremmo avuto un’enclave con una sua aurea, invece oggi è al servizio del Muse».
Quando potremmo collocare l’inizio del declino del palazzo? Quando, in altri termini, s’è persa la consapevolezza del patrimonio artistico proprio della villa?
«L’origine del declino coincide con lo svuotamento del palazzo, ovvero con il trasferimento della sede del Mart. Ma insisto: il palazzo era ed è perfetto per ospitare mostre temporanee visto che siamo avidi di spazi».
Quindi la speranza è che intervenga il Mart e, nello specifico, il direttore Gianfranco Maraniello?
«Si, assolutamente: la cosa migliore sarebbe riaffidare al Mart la gestione. La sudditanza del palazzo al Muse non ha ragione di essere. Questo è un palazzo che ha altre vocazioni, invece ora ci sono delle casette di legno nel prato».
Dove si dovrebbe cominciare, ipotizzando dei lavori di remise en forme?
«Lo spazio deve essere contornato da alberi per isolarlo dalle brutture esterne. Persino il sottopasso è rivedibile: la gente non è propensa a passare da un cimitero. Altra cosa: le scuderie stanno crollando. Mi riferisco alle due scuderie madruzziane che fanno parte del complesso della villa ma che non sono mai state prese in considerazione».
L’edificio era ed è perfetto per ospitare mostre temporanee