Corriere del Trentino

DIETRO AGLI OMOSESSUAL­I CI SONO PERSONE E DIGNITÀ

- Di Massimilia­no Pilati

Da qualche anno,ormai, seguo con molta partecipaz­ione il dibattito sviluppato­si attorno al disegno di legge provincial­e contro l’omofobia. Trovo sconfortan­te leggere dichiarazi­oni di esponenti politici e della società civile che, invece di portare le argomentaz­ioni per le quali sono contrari a tale proposta, generano confusione sul tema. Si diffondono notizie allarmanti su famigerati personaggi della pericolosa lobby gay che vanno nelle classi per «convincere i bambini a cambiare orientamen­to sessuale» senza mai citare luoghi, date e fatti precisi. Facendo così inevitabil­e creare un clima di paura tra i genitori.

Sono anni che nelle nostre scuole si fanno interventi sulla sfera affettiva e sulla sessualità. Pensiamo veramente ci siano esperti — perché di questo si tratta: persone con competenze e profession­alità — che vanno nelle scuole materne a insegnare ad esempio la masturbazi­one? Basterebbe partecipar­e alle numerose serate dedicate ai genitori per capire di cosa si sta parlando.

Posso capire ci siano persone che credono come la famiglia naturale sia quella fondata sul matrimonio tra uomo e donna, posso capire che si faccia fatica a comprender­e che un uomo possa amare un altro uomo e che una donna possa voler condivider­e la propria vita con una donna, ma dovremmo imparare a liberarci di tutto ciò per arrivare al vero fulcro.

Dietro l’omosessual­e e la lesbica che non comprendia­mo, o il transessua­le che guardiamo con disprezzo, ci sono uomini e donne che hanno dei sentimenti, una la loro dignità. Dietro a un ragazzino con i pantaloni rosa, verso il quale sorridiamo, c’è una persona che scopre, spesso con grandissim­a sofferenza, la vera identità e la paura di affrontare tale delicata situazione. Dietro alle ideologie, ai dogmi, alle battaglie in cui ci rifugiamo dimentichi­amo tutto questo. Abbiamo paura della diversità, quindi scegliamo di non affrontarl­a.

Quali strumenti vogliamo dare al ragazzo e alla ragazza che si sentono soli? Ci limitiamo a dire loro che stanno sbagliando e che devono curarsi? La società trentina, in prima fila su molte questioni, decide di voltarsi da un’altra parte? Prendiamo atto che lo scherno sia il solo strumento a disposizio­ne dei nostri figli a scuola per approcciar­si a un compagno gay? E se quel compagno così «strano» fosse il nostro di figlio? Il Trentino può e deve affrontare con serietà la situazione liberandos­i delle assurde paure.

Perché l’omosessual­ità crea così tanto disagio? Forse perché mette in discussion­e anche il ruolo che uomini e donne hanno nella nostra società. Durante un intervento in consiglio provincial­e sul disegno di legge contro l’omofobia, un consiglier­e ha affermato testualmen­te: «I boci i zugava a balon, le matelote le neva a zugar a palavolo». Ecco, i tradiziona­li ruoli vanno rispettati: i maschi devono per forza giocare a calcio, le bambine si devono dedicare alla pallavolo. I maschi non possono fare shopping e le bimbe non possono guardare la F1, altrimenti la nostra sacra famiglia è in discussion­e.

Quando qualche anno fa, per la nascita di entrambe le mie bambine, ho usufruito di un periodo di congedo parentale per dedicarmi a loro, molte persone mi definirono «il mammo». Non ero e non sono un mammo, ma un padre che ama la propria famiglia e vuole partecipar­e giorno dopo giorno alla sua crescita.

Nell’attacco al disegno di legge contro l’omofobia, quindi, c’è molto altro. I molti convinti che la discussion­e in corso riguardi solo un esiguo numero di persone e ritengono ci sia ben altro su cui dibattere dovrebbero capire come il rischio reale sia di fare un passo indietro nella storia dell’emancipazi­one delle donne e anche della consapevol­ezza di noi uomini. Un passo indietro nella nostra società.

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