Accusa di abusi mezzo paese Poi tira in ballo il prete: è pedofilo
Girandola di lettere infamanti, quarantenne davanti al giudice
TRENTO È una storia quasi surreale e tragicomica. Ma la girandola di lettere infamanti, i sospetti e le false accuse hanno messo in subbuglio un intero paese.
Un quarantenne di origini indiane, ma residente in valle dei Laghi, avrebbe scritto e inviato a servizi sociali, carabinieri, compaesani, innumerevoli lettere anonime con pesanti accuse nei confronti dell’ex fidanzata, dell’ex compagno di lei e della madre di quest’ultimo. Poi, non contento, se la sarebbe presa anche con il parroco, additandolo come pedofilo, e, firmandosi con il nome di una agente dipendente della Procura (quindi persona stimata e soprattutto credibile) avrebbe puntato il dito anche contro un’altra signora accusandola di gestire delle sette sataniche durante le quali si abusava di minorenni. Peccato che chi aveva la distorta passione per le foto scabrose di bambini era lui. Il suo nome spunta infatti in un’indagine per pedopornografia della Procura di Firenze. Su incarico della magistratura toscana la polizia postale qualche mese fa ha effettuato una perquisizione e ha trovato 3.600 foto pedofile nel suo computer. Ora l’uomo dovrà rispondere anche di calunnia nei confronti di 6 persone, ma alcune di queste, tra cui il parroco, sarebbero state già risarcite e non si sono costituite parte civile, mentre l’ex marito della fidanzata del quarantenne e la madre di lui si sono affidate all’avvocato Andrea de Bertolini e si sono costituti parte civile.
Ma facciamo un piccolo passo indietro perché la vicenda, sulla quale i pm Davide Ognibene e Rosalia Affinito hanno aperto un fascicolo, è molto complicata. Tutto è iniziato nel luglio del 2013. L’uomo avrebbe iniziato a inviare lettere anonime quando era ancora fidanzato e nelle missive avrebbe accusato proprio la compagna, madre di una bambina, di maltrattamenti e abusi nei confronti della figlioletta. Stesse accuse sarebbero state mosse nei confronti del padre della bambina e della nonna. L’uomo avrebbe inviato le missive allertando anche la Procura e i servizi sociali. Accuse ovviamente tutte false. Poi sarebbero iniziate le telefonate ai familiari della donna, sempre corredate di accuse e frasi pesanti nei confronti dei tre. Il 25 luglio 2014 avrebbe anche scritto a caratteri cubitali sulla cappella del cimitero la frase «Muori..», indirizzata al padre della bambina. Poi sarebbero iniziate le accuse al prete e alla presunta satanista. Tutto falso, ma il paese per due anni ha vissuto nel caos. L’uomo, difeso dall’avvocato Marco Salvaterra, dopo il blitz della postale era stato arrestato e messo ai domiciliari, per mesi ha continuato a scrivere anche da casa, fino a quando non gli è stato sequestrato tutto, carta e penne comprese. Ieri si è aperta l’udienza preliminare a carico del quarantenne e il giudice Claudia Miori ha revocato la misura cautelare. Secondo il gup l’uomo non è pericoloso, ma ha disposto una perizia psichiatrica. L’udienza è stata rinviata.