Sant’Orsola, fase di crescita Magazzino da 27 milioni
Il 2015 chiude con un fatturato di 51 milioni e un utile da 516.000 euro
Sant’Orsola prevede di aumentare il fatturato in tre anni da 50 a 75 milioni di euro. Tutti quei piccoli frutti però non ci staranno nella vecchia sede, per cui entro il 2019 si realizzerà un nuovo magazzino, del costo di 27 milioni di euro, grazie anche a 8 milioni messi a disposizione dalla Provincia. Ieri sera l’assemblea dei soci ha approvato il bilancio con 516.000 euro di utile, confermando per acclamazione alla guida della cooperativa il presidente Silvio Bertoldi.
La crisi del 2012 è ormai un ricordo per gli oltre 900 soci della Sant’Orsola, la cooperativa leader in Italia per la produzione e vendita di frutti di bosco, fragole e ciliegie, che chiude il 2015 con un valore della produzione che sfiora i 51 milioni di euro.
Con oltre 4.500 tonnellate di frutta conferita, il 2015 è stato positivo, anche in un’annata caratterizzata da un andamento climatico particolarmente anomalo. Il ritardo iniziale di stagione, seguito poi da un’estate senza piogge con temperature ben al di sopra della media, ha influenzato la qualità, ma soprattutto la quantità della merce raccolta.
Ciononostante, la società ha realizzato un risultato d’esercizio superiore a 516 mila euro, con un margine operativo lordo (Mol) di quasi 2,2 milioni di euro, mentre ai produttori saranno liquidate remunerazioni in aumento del 4% rispetto alle previsioni, per un ammontare di circa 700.000 euro che si aggiungono al valore del prodotto conferito.
«La buona gestione dei flussi di cassa ci ha permesso di accelerare i termini di pagamento ai soci, passando da liquidazioni bimestrali a versamenti con cadenza mensile. La percentuale della quota di acconto corrisposta è inoltre salita al 75%. Il 50% del saldo è già stato anticipato alla fine di dicembre. Si tratta di un’iniezione di fiducia necessaria per le aziende agricole, frutto di un’attenta gestione economico-finanziaria della Società», commenta il presidente, Silvio Bertoldi.
Migliora anche la posizione nei confronti del sistema bancario: la Cooperativa infatti non utilizza ormai da tempo affidamenti bancari a breve termine mentre ha ottenuto cospicui finanziamenti a medio–lungo termine, segno di una riconquistata fiducia da parte degli operatori finanziari. Anche il nuovo investimento da 27 milioni sarà su linee a lungo termine.
«Lavorare sulle varietà e sulle tempistiche di produzione, in accordo alle diverse zone individuate e migliorare i sistemi di conservazione della frutta: sono questi gli strumenti che ci permetteranno di raggiungere il nostro obiettivo» afferma il direttore tecnico, Matteo Bortolini.
Il traguardo posto è ambizioso: assicurare ai clienti la fornitura di frutti di bosco di origine italiana per 365 giorni l’anno. «La nostra particolarità — ricorda la coop — è che a differenza di altre realtà gestiamo direttamente i produttori». La ricerca di nuove zone di produzione è attiva sia in Trentino che in Sicilia.
Importanti i progetti per il futuro. La cooperativa è impegnata nella realizzazione di un nuovo stabilimento, che sorgerà in località Cirè a Pergine Valsugana, su un’area edificabile di oltre 12 ettari. Sarà una struttura moderna, atta al ricevimento, conservazione, lavorazione e spedizione della frutta conferita dagli associati. «In quella attuale non ci stiamo più — osserva il presidente —, soprattutto non ci staremo con 75 milioni di fatturato». La nuova struttura si svilupperà su una superficie di 2,6 ettari; altri 3 ettari circa saranno coperti da serre interamente dedicate alle attività di ricerca e sviluppo. Sorgerà anche un «giardino dei frutti di bosco», uno spazio di presentazione dell’azienda e dei suoi prodotti, dedicato a turisti, scuole, consumatori, semplici curiosi desiderosi di conoscere queste delizie. Un biglietto da visita per la cooperativa e un’opportunità anche per il territorio trentino, che potrà trovare nel «villaggio dei frutti di bosco» un distretto di eccellenza per queste produzioni. «Nel vecchio magazzino manterremo le scorte agrarie, conserveremo piante, soprattutto provenienti dalla Sicilia, in celle frigorifere» chiude Bertoldi