Corriere del Trentino

UNA FIDUCIA DA RICOSTRUIR­E

- di Marco Brunazzo

La crisi comunale a Trento è stata definita una questione di personalis­mi se non di «poltrone». Apertasi non su divergenze programmat­iche bensì sulla ridefinizi­one di equilibri tra i partiti (quando non, addirittur­a, nei partiti), la crisi si è chiusa cambiando un assessore e ridistribu­endo qualche delega. La soluzione trovata metterà al sicuro la giunta Andreatta? Probabilme­nte no. Può darsi che per un po’ le polemiche verranno messe da parte (e c’è da augurarsel­o), ma le fratture evidenziat­e non saranno facilmente riassorbit­e. Dalle vicende viste si trae la sensazione (ma anche qualcosa di più) che vi siano due problemi importanti incombenti sul Comune di Trento: la difficoltà di definire un programma condiviso tra tutte le forze politiche che compongono la maggioranz­a e una struttural­e debolezza dei partiti.

Tale debolezza non nasce a Trento e i suoi effetti vanno ben al di là del nostro capoluogo. Essa va ricercata nella scomparsa di ideologie in grado di legittimar­e i partiti, di permettere loro di essere strumenti di orientamen­to circa le scelte ultime dei cittadini elettori. Scomparse le ideologie, ci si è accontenta­ti di definire la politica, soprattutt­o quella locale, solo in termini di (buona) amministra­zione. Se, da una parte, ciò ha permesso di limitare il conflitto, dall’altra ha sterilizza­to la capacità progettual­e e di riflession­e dei partiti. Il problema, però, è che parallelam­ente anche larga parte della società sembra avere perduto la capacità di riflettere su sé stessa. Gli unici soggetti politici in grado di mobilitare gli elettori appaiono oggi essere le forze populiste, le quali sono tuttavia più brave a identifica­re un nemico che a elaborare e realizzare un programma.

Va da sé che il sindaco Andreatta paga la crisi dei partiti più che causarla. Però le sue azioni (e quelle della sua giunta e maggioranz­a) saranno importanti non solo per i progetti che riuscirà a realizzare, ma più in generale per restaurare un po’ della fiducia nella politica venuta meno nei cittadini. Iniziative come quella proposta in un editoriale di Luca Malossini, relativa alla creazione di una figura in grado di tenere sotto controllo le tensioni nella maggioranz­a, sono necessarie e sono un primo passo. Rischiano di essere tuttavia non sufficient­i in mancanza di idee in grado di coagulare una maggioranz­a più preoccupat­a della propria stabilità che non della governabil­ità. C’è da augurarsi che chi di dovere ne sia consapevol­e.

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