UNA FIDUCIA DA RICOSTRUIRE
La crisi comunale a Trento è stata definita una questione di personalismi se non di «poltrone». Apertasi non su divergenze programmatiche bensì sulla ridefinizione di equilibri tra i partiti (quando non, addirittura, nei partiti), la crisi si è chiusa cambiando un assessore e ridistribuendo qualche delega. La soluzione trovata metterà al sicuro la giunta Andreatta? Probabilmente no. Può darsi che per un po’ le polemiche verranno messe da parte (e c’è da augurarselo), ma le fratture evidenziate non saranno facilmente riassorbite. Dalle vicende viste si trae la sensazione (ma anche qualcosa di più) che vi siano due problemi importanti incombenti sul Comune di Trento: la difficoltà di definire un programma condiviso tra tutte le forze politiche che compongono la maggioranza e una strutturale debolezza dei partiti.
Tale debolezza non nasce a Trento e i suoi effetti vanno ben al di là del nostro capoluogo. Essa va ricercata nella scomparsa di ideologie in grado di legittimare i partiti, di permettere loro di essere strumenti di orientamento circa le scelte ultime dei cittadini elettori. Scomparse le ideologie, ci si è accontentati di definire la politica, soprattutto quella locale, solo in termini di (buona) amministrazione. Se, da una parte, ciò ha permesso di limitare il conflitto, dall’altra ha sterilizzato la capacità progettuale e di riflessione dei partiti. Il problema, però, è che parallelamente anche larga parte della società sembra avere perduto la capacità di riflettere su sé stessa. Gli unici soggetti politici in grado di mobilitare gli elettori appaiono oggi essere le forze populiste, le quali sono tuttavia più brave a identificare un nemico che a elaborare e realizzare un programma.
Va da sé che il sindaco Andreatta paga la crisi dei partiti più che causarla. Però le sue azioni (e quelle della sua giunta e maggioranza) saranno importanti non solo per i progetti che riuscirà a realizzare, ma più in generale per restaurare un po’ della fiducia nella politica venuta meno nei cittadini. Iniziative come quella proposta in un editoriale di Luca Malossini, relativa alla creazione di una figura in grado di tenere sotto controllo le tensioni nella maggioranza, sono necessarie e sono un primo passo. Rischiano di essere tuttavia non sufficienti in mancanza di idee in grado di coagulare una maggioranza più preoccupata della propria stabilità che non della governabilità. C’è da augurarsi che chi di dovere ne sia consapevole.