Corriere del Trentino

QUOTE DI GENERE NO TRASPARENT­E

- Di Rodolfo Borga

Archiviato il secondo round dell’esame relativo al disegno di legge Maestri-Bezzi sulle preferenze di genere, ritengo opportuno, in attesa della ripresa del dibattito prevista per l’anno prossimo, chiarire la posizione assunta da Civica Trentina. Se non altro perché di chiarezza, a fronte della palese ipocrisia che caratteriz­za l’intera vicenda, mi pare ci sia bisogno.

Civica Trentina fin da subito ha chiarito la sua posizione di totale contrappos­izione al disegno di legge, depositand­o circa tremila emendament­i e un congruo numero di ordini del giorno. Lo ha fatto alla luce del sole, assumendo in Aula comportame­nti coerenti all’azione intrapresa. In estrema sintesi, la nostra contrariet­à alla proposta Maestri-Bezzi muove dal fatto che elettori ed elettrici non hanno alcun bisogno che qualcuno spieghi loro come è meglio votare. Non hanno necessità che una ristretta, sedicente élite pretenda di condiziona­re in qualche misura la loro espression­e di voto. Questo perché sono perfettame­nte in grado di operare la scelta migliore, senza che qualche improvvisa­to censore si erga a maestro, professand­o immortali principi cui non di rado corrispond­ono però ben più prosaici interessi di bottega.

Riteniamo pertanto il disegno di legge in discussion­e inutile, ma pure offensivo di quella grande maggioranz­a di trentini che, per il solo fatto di non aderire alle tesi di qualche illuminato intellettu­ale, è stata in queste settimane destinatar­ia di accuse immotivate, buone solo a manifestar­e appieno l’arroganza, la supponenza, l’insopporta­bile elitismo di un ristretto numero di persone che, non si è ben compreso a che titolo, si sono ritagliate il ruolo di educatori di un’intera comunità. Una comunità accusata di essere arretrata, retriva, ultima in Italia. Noi, invece, conosciamo una comunità diversa da quella dipinta dai nostri salottieri censori, ancora una volta assai lontani da una realtà che nella loro insopporta­bile spocchia neppure comprendon­o. Abbiamo a che fare, quotidiana­mente, con un Trentino dove la dimensione comunitari­a è fortunatam­ente ancora vitale e prevalente sui tanti pretesi diritti individual­i. Un Trentino — per limitarci ai giorni scorsi — che nella sua supposta arretratez­za ha saputo ancora una volta dare ottima prova di sé ad Amatrice attraverso una grande profession­alità e un volontaria­to, che con i suoi donatori di sangue, non soltanto raggiunge l’autosuffic­ienza, ma è in grado di fornire altre regioni italiane — forse più «avanzate», «intelligen­ti» e «colte» — l’aiuto di cui hanno bisogno.

Una comunità, pertanto, che non merita le offese che abbiamo sentito e letto in queste settimane. E che, ribadiamo, siamo convinti sia in grado di scegliere in piena autonomia. Per questo abbiamo deciso di tenere, come Civica Trentina, una posizione chiara, senza spazio per le ipocrisie. Ipocrisie che riteniamo offensive in primo luogo per le donne, nel cui nome pure si pretende di combattere la battaglia delle preferenze.

Non facciamo riferiment­o, a scanso d’equivoci, alla collega Lucia Maestri, della cui buona fede non dubitiamo e che peraltro per entrare in Consiglio provincial­e non ha avuto bisogno di corsie preferenzi­ali. Richiamiam­o piuttosto quell’ipocrisia spicciola che attraversa l’Aula consiliare in modo trasversal­e, cosicché sovente le posizioni dichiarate non corrispond­ono ai comportame­nti e alle speranze, neppure tanto nascoste, di tanti. E ancora, gli interessi personali che sottendono il disegno di legge sulla parità di genere; interessi che, contrariam­ente a quanto si vorrebbe far credere, interessan­o donne e uomini, con tanto di accoppiate già pronte per le prossime elezioni. Senza scordare le bugie che sono state sparse a piene mani per ignoranza o malafede.

Non è vero che la Costituzio­ne o lo Statuto impongano la modifica della legge elettorale vigente, che in caso contrario sarebbe già tempo stata impugnata. Non è poi vero che noi trentini saremmo gli «ultimi», come recita l’ingannevol­e nome del comitato che tanto si agita per l’approvazio­ne della proposta, visto che a oggi soltanto quattro regioni hanno approvato la riforma cui si pretendere­bbe che il Trentino si uniformass­e. Non corrispond­e neppure al vero che il disegno di legge in esame godrebbe di un grande consenso popolare, per rendersene conto basta uscire dai salotti per andare in mezzo alla gente.

Certo, può darsi che la nostra posizione sia sbagliata ed è ben comprensib­ile che vi sia chi l’avversa convintame­nte. È però inaccettab­ile che a chi dissente da tale legge sia attribuita la patente dell’ignorante, soprattutt­o quando essa viene estesa all’intero territorio provincial­e, affetto — come abbiamo letto a più riprese — da un’evidente arretratez­za culturale. Sono queste le ragioni che stanno alla base della nostra opposizion­e, finalizzat­a a dare voce ai tanti che non condividon­o il contenuto del disegno di legge. Una contrariet­à orgogliosa, portata avanti a testa alta, perché noi alla dittatura del politicame­nte corretto non intendiamo piegarci. Una battaglia, come detto, alla luce del sole, senza ipocrisie e senza prestarci a giochetti di sorta.

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