Corriere del Trentino

«Norma sulla giustizia, tempo scaduto»

Dellai al governo: se non approva il testo, i rapporti tra Roma, Trento e Bolzano perdono credibilit­à «Regione leggera, Consulta ok. Ma è urgente salvare le competenze con il disegno di legge Zeller»

- Alessandro Papayannid­is

TRENTO «Il governo sblocchi la norma di attuazione sulla giustizia, siamo già oltre i tempi prefissati. Altrimenti il sistema pattizio tra Roma, Trento e Bolzano perde di credibilit­à. E non è il momento più idoneo». Lorenzo Dellai, presidente della Commission­e dei Dodici, lancia una bordata al governo Renzi a meno di due mesi dal referendum.

Lei ha appena incontrato il sottosegre­tario Bressa per caldeggiar­e l’approvazio­ne delle norme di attuazione su giustizia e attività venatoria. Cosa sta succedendo?

«Se il governo non procede con rapidità a formalizza­re in Consiglio dei ministri le intese che si raggiungon­o in Commission­e dei dodici, l’intero delicato e fondamenta­le sistema delle relazioni istituzion­ali pattizie tra Roma, Trento e Bolzano perde di credibilit­à. E non sarebbe certo questo il momento più idoneo per simili problemati­che».

Incombe il referendum del 4 dicembre.

«Non è solo questione di referendum. La norma sulla giustizia è pronta da giugno, ci sono i pareri favorevoli di tutti i ministeri, ma in Consiglio dei ministri non è ancora arrivata. La norma sulla giustizia, in particolar­e, richiede numerosi adempiment­i organizzat­ivi da parte della Regione».

Nella norma c’è scritto che l’amministra­zione della giustizia passa alla Regione dal primo gennaio 2017.

«Siamo già oltre i tempi che ci eravamo prefissati. Per questo siamo preoccupat­i».

Avete parlato anche del tema degli avanzi di bilancio?

«Sì, abbiamo condiviso l’opportunit­à di un chiariment­o che potrebbe avvenire attraverso un integrazio­ne dell’accordo di Roma da inserire, previa intesa con le due Province autonome, nella prossima legge di bilancio dello Stato».

A Trento, intanto, la Consulta per il terzo statuto sta entrando nel merito della discussion­e sulla Regione. Si sta delineando una Regione «leggera», con poche materie esclusive rispetto alle Province e un coordiname­nto volontario sulle materie che lo rendano utile. In tal caso i Consigli provincial­i voterebber­o separatame­nte: per essere approvati, gli atti dovrebbero ottenere la maggioranz­a in ciascuno dei due Consigli. Questa impostazio­ne la convince?

«Sono stati chiariti e accettati due punti, anche in Alto Adige. Il primo: lo Statuto è unitario, oggi non c’è discussion­e su questo. Il secondo: c'è un’evoluzione dell’istituzion­e regionale che non può essere la fotocopia delle due Province. Questo era chiaro fin dalla fine degli anni ‘60, ma assume via via una forma diversa. Il primo Statuto è naufragato anche per la responsabi­lità dei trentini, la Regione ha avuto un percorso in chiaroscur­o, poi siamo arrivati alla staffetta, una soluzione politica e non giuridica. La Regione è diventato un ente più politico che amministra­tivo, lungo un percorso che va incontro alla vera storia delle due comunità».

Come si può interpreta­re il prossimo passaggio?

«Trento e Bolzano hanno un comune sentire, e hanno sempre vissuto un equilibrio tra diversità e unità. Questo rapporto, come dicevo prima, assume via via forme diverse. Di fatto, l’equilibrio tra Trento e Bolzano è stato trovato. Ora deve assumere anche una forma giuridica e mi pare che le proposte di cui leggo, discusse dalla Consulta, vadano tutte in questa direzione. Mi auguro però che nella discussion­e si parta non dal tetto, ma dalla base. La Regione deve avere un segno diverso rispetto agli enti di governo veri e propri. Non serve ritagliare qualche competenza marginale per la Regione».

Il carattere volontario del coordiname­nto non è un vincolo un po’ debole?

«Serve un meccanismo di incentivo per la collaboraz­ione tra le due Province. Stabilito che la Regione è qualcosa d’altro rispetto agli enti di governo, che restano le Province, il percorso per collaborar­e dovrebbe risultare più agevole, senza timori reciproci. Penso ad esempio a incentivi finanziari per i progetti che vengono attuati insieme. E penso anche a una semplifica­zione degli organi e dei meccanismi di governo. La staffetta andrebbe confermata; il consiglio regionale a mio avviso potrebbe dedicarsi a compiti di indirizzo, monitoragg­io e verifica. In un contesto di Unione regionale di due Comunità autonome, avrebbe senso il voto con la maggioranz­a di ciascuno dei due Consigli, come in una sorta di Confederaz­ione. Tuttavia resto convinto che la cosa più urgente da fare sia un’altra».

Quale?

«Mettere al riparo le competenze statutarie prima della fine della legislatur­a».

Attraverso il contestato disegno di legge costituzio­nale proposto dai senatori?

«Sì, attraverso il meccanismo dell’intesa previsto dalla Costituzio­ne se vincerà il sì al referendum. Il percorso di revisione degli Statuti sarà più lungo, credo che sarebbe urgente negoziare in questa legislatur­a la messa al riparo delle competenze statutarie. Ma il tempo è poco».

In commission­e regionale il disegno di legge costituzio­nale Zeller si è sbloccato.

«Sì, ma considerat­a la necessità delle due letture parlamenta­ri, possiamo dire che siamo agli sgoccioli».

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A Roma Lorenzo Dellai, deputato e presidente della Commission­e dei Dodici, la commission­e paritetica tra Stato e Province di Trento e Bolzano

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