Legge sull’editoria, il nodo è l’occupazione
Sindacati e Ordine giornalisti: mantenere gli attuali assunti. Le tv: impossibile
TRENTO È controverso l’iter in quinta commissione del disegno di legge unificato sul sostegno e la promozione dell’editoria proposto dal governatore Ugo Rossi e il consigliere di Civica trentina Claudio Civettini. Il nodo più intricato emerso durante le audizioni di ieri è l’obbligo di mantenimento dei livelli occupazionali da parte dei beneficiari dei finanziamenti. Il disegno di legge stanzia un milione di euro all’anno per i prossimi tre anni. «Nel testo mancano alcuni paletti più rigidi per garantire l’osservanza dei requisiti, almeno per un anno prima della presentazione della domanda», ha detto il segretario regionale del sindacato giornalisti, Stefan Wallisch, esprimendo dubbi sulla possibilità di redazioni composte da un unico giornalista e chiedendo che chi lavora in redazione sia inquadrato con contratto giornalistico per evitare il fenomeno delle false partite Iva. Anche Cgil e Cisl, con Lorenzo Pomini e Franco Ianeselli, hanno espresso perplessità sulla mancanza di garanzie sull’occupazione. Sullo stesso tasto ha premuto anche Fabrizio Franchi, presidente dell’Ordine dei giornalisti: «Servono meccanismi, coefficienti e paletti affinché chi tutela davvero l’occupazione sia sostenuto e premiato.
L’amministratore unico di Trentino tv, Graziano Angeli, ha chiesto di «togliere il riferimento al mantenimento dei livelli occupazionali: se con i tagli applicati dal pubblico, quest’anno di 300.000 euro, saremo costretti a diminuire la forza lavoro di quattro unità, con il contributo derivante da questa legge potremmo limitare la diminuzione a due. Se invece restasse la condizione del mantenimento dei livelli occupazionali, noi non potremmo nemmeno fare la domanda». Stesso concetto per Davide De Marchi editore di Rttr: «A fronte di un possibile unico licenziamento si prospetterebbe il venir meno dell’intero finanziamento». Civettini ha ravvisato il pericolo che «la legge sia vista come un bancomat per aziende in difficoltà» e Rossi ha chiarito: «Non è un sostegno a un’attività imprenditoriale e nemmeno finalizzata a tutelare i livelli occupazionali in quanto tali. Vuole dare un contributo, anche economico, a chi facendo informazione la fa con una logica di servizio pubblico e non a pagamento». Lunedì il testo sarà votato in commissione.