Le opposizioni: «Riforma accentratrice»
Civica: «Trentino-Alto Adige non tutelato». Giovanazzi: lavoro frettoloso
TRENTO Il prossimo 4 dicembre voteranno convintamente «no» al referendum costituzionale. Sono i consiglieri provinciali di Amministrare il Trentino, Civica Trentina e Progetto Trentino che ieri hanno espresso la propria contrarietà alla riforma proposta dal governo entrando nel merito dei suoi contenuti.
«Si tratta di un passaggio importante per l’Italia e in particolare per il Trentino-Alto Adige» ha dapprima sottolineato Marino Simoni, sostenendo che «è importante che i cittadini vadano a votare». Il consigliere di Progetto Trentino si è detto convinto che «questa proposta troppo accentratrice» avrà «delle conseguenze molto significative sul modo di interpretare le cose sia in Provincia sia in Regione», a partire dalla revisione dello Statuto «che si renderà necessario e per il quale appoggiamo il lavoro della Consulta».
I risparmi derivanti dalle modifiche apportate dalla riforma alla Costituzione, poi, secondo Rodolfo Borga non saranno quelli annunciati dal governo: «L’unica riduzione vera, da 8 milioni, è quella legata alla soppressione del Cnel mentre per il Senato si parla di una diminuzione di 49 milioni lordi, ma 20 netti». Infondata, secondo il consigliere provinciale di Civica Trentina, è inoltre la fiducia che i sostenitori del «sì» ripongono nella clausola dell’intesa rispetto ai rischi dell’autonomia. «Chi pensa di poter stare tranquillo ha una visione parziale e truffaldina» ha tuonato Borga, aggiungendo che la riforma proposta nel 2005 dal governo di centrodestra «conteneva invece un’intesa secca molto più solida, ma il centrosinistra di allora disse di votare “no”».
«Il Trentino non ottiene nulla di positivo da questa riforma» ha aggiunto Nerio Giovanazzi, secondo il quale la riforma che verrà sottoposta al parere dei cittadini è il frutto di «un lavoro fatto in fretta e furia per cercare di accontentare le forze politiche che fanno parte del governo».
Critico nei confronti dell’impianto complessivo della riforma è stato anche Walter Viola, il quale però ha ammesso che «su certe parti» darebbe l’assenso, come per esempio «la velocizzazione del processo legislativo» e anche «il superamento del bicameralismo perfetto ha il suo perché». «Tuttavia il quesito è unitario» e, per tale ragione, il consigliere provinciale apporrà la propria croce sul «no».