Corriere del Trentino

Borse di studio, studenti favorevoli sull’idea Pascuzzi

- Andrea Rossi Tonon

TRENTO È possibile utilizzare una parte della quota premiale spettante all’università per incrementa­re i fondi e innalzare la soglia Isee, garantendo così l’accesso alle borse di studio a un maggior numero di studenti? Per sciogliere il nodo è necessario approfondi­re la questione all’interno degli organi competenti di ateneo e Provincia. Un primo passo potrebbe essere compiuto quest’oggi qualora il professor Giovanni Pascuzzi dovesse formalizza­re durante la seduta del Senato accademico la proposta avanzata ieri dalle pagine del Corriere del Trentino.

Un’idea accolta con favore dai rappresent­anti degli studenti delle liste Udu e Unitin, i quali sottolinea­no il loro «piacere» di fronte al fatto «che membri della comunità accademica si siano espressi nel merito» e ricordano come «in alcuni atenei accade che sia l’università a mettere i soldi per gli idonei non beneficiar­i». Una sorta di «prestito» che viene poi «restituito dall’ente che si occupa del diritto allo studio». La proposta di Pascuzzi si presenta così agli occhi degli studenti come «una soluzione pratica e parzialmen­te condivisib­ile» anche se «la premessa deve essere che la soglia va spostata a 23.000 euro e deve farlo la politica provincial­e». L’unica remora dei rappresent­anti degli studenti di fronte all’operazione è che si possa finire per «accollare all’ateneo un ulteriore debito nei confronti della Provincia nel lungo termine».

«Ammesso che la proposta sia legale, e che sia anche opportuna, deve comunque essere accompagna­ta da un analogo taglio di bilancio» replica il prorettore vicario dell’ateneo Flavio Deflorian. Il professore si dice «disponibil­e a discutere di tutte le proposte che possono aiutare a risolvere dei problemi», tuttavia sottolinea che «dal bilancio dell’università non avanza nemmeno un euro» e quindi qualora venissero messi a disposizio­ne 2 dei 12 milioni di euro spettanti all’università quale quota premiale, «dovremmo tagliarne altrettant­i da qualche altra parte». A monte di un tale possibile intervento, Deflorian spiega comunque di «nutrire dei dubbi» rispetto al fatto che «la Corte dei conti possa ritenere corretto che fondi pubblici siano distolti dal loro indirizzo istituzion­ale e utilizzati per finalità non previste».

«Abbiamo già detto che possiamo lavorare sulle tasse di coloro che dovessero risultare tra i beneficiar­i ma venissero esclusi per la mancanza di fondi» ricorda in aggiunta Deflorian, che però dice di ritenere «un’operazione priva di senso» quella in base alla quale «la Provincia versa dei fondi all’università che poi li torna indietro perché si usino per ciò per cui dovrebbero usarli».

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