Corriere del Trentino

GLI ULTIMI E DON DANTE CLAUSER UNA GUIDA CHE OGGI MANCA

- Il caso di Luca Malossini Antonio Maria Chistè, TRENTO

Alcuni giorni fa, leggendo dell’ennesimo naufragio di profughi, di vite spezzate sui barconi della disperazio­ne, mi chiedevo come avrebbe commentato il prete degli ultimi, don Dante Clauser, questo imbarbarim­ento della società verso i bisognosi. Don Dante, che ho avuto il privilegio di conoscere e di frequentar­e, è sempre stato un sacerdote atipico, uno che ha fatto la gavetta sulla strada, nelle fabbriche, in mezzo agli ultimi. Mai buonista per partito preso, ma sempre al fianco dei sofferenti, in maniera giusta. E cosa avrebbe detto, lo stesso don Dante, davanti alla possibilit­à di alzare i muri per respingere i migranti? Si sarebbe ribellato con quel vocione che a volte metteva paura. Manca oggi una figura di riferiment­o come la sua e mi piace qui ricordarla fuori dai canoni ufficiali (la ricorrenza della scomparsa è l’11 febbraio). Trento e il Trentino hanno voluto bene a don Dante, è stato supportato in molte sue battaglie. Ma l’ostilità che si percepisce sempre di più — anche nella nostra realtà — verso i migranti porta a pensare che la sua testimonia­nza si sia affievolit­a (non voglio pensare cancellata). Ricordarsi di figure come quella di don Dante, allora, non è tempo perso. Può aiutarci a guardare la realtà con occhi diversi e non è poco. fficace il suo richiamo alla figura di don Dante Clauser in un momento dove gli egoismi sembrano aver preso il sopravvent­o e la paura dell’altro sta spingendo verso la sicurezza, solo apparente, dei muri, dei confini, dei fili spinati.

Per quello che ho potuto conoscere don Dante — una frequentaz­ione strettamen­te giornalist­ica comunque significat­iva — si sarebbe calato all’interno di una società sempre più complessa con il giusto atteggiame­nto. Un atteggiame­nto, come scrive lei, non strettamen­te buonista.

La sua fu una voce forte contro le guerre e le disuguagli­anze. Ai bisognosi don Dante dava non solo un posto letto e da mangiare, ma cercava di restituire a quelle persone la dignità, la voglia di tornare a essere protagonis­ti della vita. Perché, diceva, una volta toccato il fondo c’è solo la risalita: basta volerlo. Un insegnamen­to da non dimenticar­e. Sì, una guida come quella di don Dante oggi sarebbe davvero utile a tutti noi.

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