Referendum, autonomia al bivio
Ecco cosa cambierà se vincono «sì» e «no». I votanti sono 406.000, 528 i seggi
Saranno notevoli anche in Trentino Alto Adige gli effetti dell’esito referendario. Se vincerà il «Sì» la scrittura del nuovo statuto non sarà più un’eventualità. Il Senato delle regioni allungherebbe inoltre la lista degli aspiranti deputati. Se vincerà il «No» resterà tutto come prima. Urne aperte domani: 406.000 al voto.
TRENTO Il fatto che le eventuali modifiche del Titolo V della Carta non si applicheranno nelle Speciali, non significa che da lunedì per il Trentino Alto Adige cambierà meno.
Se vincerà il «Sì», la scrittura del terzo Statuto di autonomia non sarà più un’eventualità futuribile, ma un dettato costituzionale. Questo significa che la Consulta a Trento e la Convenzione a Bolzano continueranno il loro lavoro. Significa però anche che i due territori dovranno finalmente trovare una soluzione, possibilmente non al ribasso, per la Regione, oggi ente pericolosamente privo di senso. Non sarà una passeggiata. A Bolzano, l’idea prevalente è che la Regione possa smettere di essere un ente amministrativo senza diventare, come invece chiederanno i trentini, un organo di coordinamento politico tra le due Province. Il che lascia irrisolta una questione che l’Alto Adige, in virtù degli accordi internazionali che tutelano la minoranza tedesca, considera poco importante, mentre è vitale per il Trentino, dato che la sua autonomia è storicamente legata all’Alto Adige. Se vincerà il «Sì», trentini e altoatesini saranno obbligati a decidere se ha senso continuare ad avere politiche distinte in materie come ambiente, infrastrutture, lavoro e via dicendo. Se vincerà il «No», resterà tutto come prima. Forse Consulta e Convenzione continueranno i loro lavori, la cui valenza a quel punto sarà per lo più culturale. Senza vincolo dell’intesa, ossia l’obbligo (previsto da questa riforma in via transitoria per una sola volta) di trovare un accordo con le Speciali, nessuno sarà tanto temerario da portare in Parlamento una riforma dello Statuto che potrebbe venire facilmente stravolta. Con un Senato ancora in bilico e un preciso accordo con il governo, potrebbe però essere «rispolverato» il contestato disegno di legge Zeller, che trasforma in primarie per le Province le materie oggi concorrenti, senza affrontare la questione Regione, se non per toglierle anche la competenza sugli enti locali. Se vince il «No», è dunque ragionevole attendersi una fase difensiva dell’autonomia. Spostandosi dal campo istituzionale a quello politico, la vittoria del «No» rappresenterà un duro colpo per il primo partito del Trentino, il Pd. In questo caso, però, una sua importanza l’avrà anche il risultato in provincia, dove il «Sì» è dato in vantaggio. Anche il Patt di Ugo Rossi e Franco Panizza potrebbe subire qualche contraccolpo in caso di vittoria del «No». La scelta di sostenere il «Sì» è stata sofferta e determinata più dal vincolo dell’intesa che da un reale apprezzamento per una riforma dal sapore neocentralista. Scendendo ad un livello più personale, il quando e il come si voterà alle prossime politiche condizionerà diversi destini. Prevedibile la «fuga» dal nuovo Senato, per il quale non sono previste indennità. Franco Panizza, Giorgio Tonini, Vittorio Fravezzi, Sergio Divina cercheranno di conquistare per sé un posto alla Camera, dove troveranno una lunga fila ad attenderli: Michele Nicoletti, Lorenzo Dellai, Mauro Ottobre, Riccardo Fraccaro, solo per citare gli attuali, ma probabilmente anche Maurizio Fugatti, Alessandro Olivi, Donata Borgonovo Re, Tiziano Mellarini e molti altri. Se vincerà il «No» è probabile, invece, che gli attuali senatori — con l’eccezione di Tonini — chiederanno la conferma nei propri collegi.
Domani saranno chiamati alle urne 406.412 trentini, 208.403 le femmine, 198.009 i maschi; 61 i votanti all’estero; 528 i seggi, 52 quelli speciali e volanti (ospedali, case di riposo); 3 gli elettori che voteranno da casa.