Elezioni comunali, firme irregolari Il giudice condanna Gerosa
L’ex consigliera avrebbe raccolto le sottoscrizioni alle comunali per Forza Italia in assenza di un autenticatore
Condanna in primo grado a otto mesi di reclusione per Francesca Gerosa. È questa la sentenza emanata ieri dal giudice Enrico Borrelli nei confronti dell’ex consigliera comunale, coinvolta nell’inchiesta sulle presunte irregolarità nella raccolta firme per la presentazione del simbolo di Forza Italia alle comunali di Trento. «È un processo politico» commenta Gerosa.
TRENTO Francesca Gerosa è stata condannata in primo grado a 8 mesi di reclusione (pena sospesa). È la sentenza emanata ieri dal giudice Enrico Borrelli nei confronti dell’ex consigliera comunale, coinvolta nell’inchiesta sulle presunte irregolarità nella raccolta firme per la presentazione del simbolo di Forza Italia nella corsa al Comune di Trento la scorsa primavera.
La Procura contestava a Gerosa di aver raccolto delle sottoscrizioni in maniera irregolare, vale a dire senza che le stesse fossero immediatamente autenticate da un pubblico ufficiale, che nel caso specifico avrebbe dovuto essere Giacomo Bezzi. Il reato di cui è accusata Gerosa sarebbe infatti stato commesso in concorso con il consigliere provinciale che, coinvolto nella medesima inchiesta, aveva già patteggiato tramite i suoi legali lo scorso febbraio una pena a sei mesi con il pubblico ministero Davide Ognibene, poi ratificata dal giudice Giuseppe De Donato e sostituita da una pena pecuniaria di 45.000 euro.
Stesso iter era stato seguito da un altro degli imputati, Emilio Giuliana, ex Fiamma Tricolore, il quale ha chiuso i conti con la giustizia dieci mesi fa attraverso il patteggiamento di una pena a 5 mesi e 20 giorni, convertiti in 42.500 euro di pena pecuniaria.
Negli stessi giorni era invece stato assolto «per assenza di dolo» il consigliere provinciale Claudio Cia, in corsa per la poltrona di primo cittadino del capoluogo in quelle elezioni. La difesa di Cia aveva sostenuto che nel suo caso tutta la vicenda era riconducibile a un errore involontario. Il consigliere aveva infatti la possibilità di autenticare personalmente le firme, visto che aveva ottenuto l’autorizzazione, ma non lo avrebbe fatto subito. Avrebbe invece lasciato la lista nel suo ufficio, che all’epoca si trovava momentaneamente nella sede di Forza Italia, ma qualcuno l’avrebbe presa e fatta autenticare da Bezzi.
Il giudice per le indagini preliminari aveva invece rinviato a giudizio Gerosa, coinvolta nell’inchiesta anche se la sua posizione era decisamente marginale. L’ex consigliera comunale si è sempre dichiarata innocente e desiderosa di difendersi durante un’udienza dibattimentale. Le firme irregolari a causa delle quali Gerosa è stata coinvolta nella vicenda sarebbero nove e sarebbero state raccolte al gazebo della Lega Nord del Trentino montato a Sardagna nel corso della convention del Carroccio del 28 marzo 2015, nonostante perché si configuri il reato contestato all’ex consigliera è sufficiente raccogliere anche una sola firma in maniera irregolare.
Bezzi aveva dichiarato di non aver alcun incarico di partito in quel caso, ma solo quello di autenticare le firme, tuttavia il consigliere provinciale le avrebbe autenticate solo in un secondo momento e non durante la raccolta.
Ieri, infine, è arrivata la condanna per Gerosa. La pena minima prevista per la violazione dell’articolo 90 comma 2, del Dpr 570 del 1960 sulle irregolarità nelle operazioni elettorali, contestato a tutti gli indagati, è di un anno. A Gerosa sono però state concesse le attenuanti generiche in quanto incensurata e la pena a 8 mesi di reclusione non solo è stata sospesa ma il giudice Borrelli ha anche disposto la non menzione della condanna nel casellario giudiziale.