«Caccia e parchi Equilibrio possibile»
Gilmozzi: «Paneveggio, ora continuità». Gli animalisti: incontro urgente con Mattarella
«Equilibrio tra caccia e parchi naturali». Lo spiega Mauro Gilmozzi, dopo le prese di posizione di questi giorni.
TRENTO «Tra l’osservazione della fauna e la caccia nei parchi naturali si può trovare un equilibrio». Mauro Gilmozzi cerca di mettere tutti d’accordo. Di fronte alle diverse posizioni sul rapporto tra mondo venatorio e aree protette emerse in questi giorni (Corriere del Trentino di ieri), l’assessore provinciale all’ambiente parla di «compatibilità» tra le varie attività. Difendendo la linea trentina: «Da noi — assicura Gilmozzi — la caccia nei parchi ha come obiettivo il mantenimento dell’equilibrio. È un modello che può essere esportato». Spiegazioni che continuano a non convincere gli animalisti, da giorni sul piede di guerra per l’approvazione della norma di attuazione sulla caccia. «La politica filo-venatoria di questo governo — sottolineano Enpa, Lac, Lav, Lipu e Wwf — non deve trovare accoglimento da parte della più alta carica dello Stato. Per questo motivo abbiamo chiesto un incontro urgente al presidente della Repubblica Mattarella». Gli animalisti parlano di «una deregulation a tutto vantaggio di una esigua minoranza di cacciatori, che a Trento e a Bolzano rappresenta circa l’1% della popolazione, ma che si ripercuote su un bene comune, la fauna selvatica, di proprietà di tutti i cittadini
italiani».
Assessore Gilmozzi, cosa risponde alle associazioni animaliste? «Ricordo che la norma di
attuazione non introduce novità, ma conferma l’esistente. Capisco che possano esserci preoccupazioni, ma il Trentino ha sempre saputo gestire bene la caccia nei parchi».
Un tema affrontato anche dal presidente dell’Adamello Brenta Joseph Masè, che propone riserve libere dalla caccia per l’osservazione della fauna.
«Innanzitutto voglio dire che il modello che abbiamo attuato per quanto riguarda la caccia nei parchi, finalizzato a mantenere un equilibrio, si è rivelato positivo e può essere applicato anche altrove».
Masè però non ha criticato il modello trentino della caccia. Ha chiesto solo la possibilità di creare delle riserve.
«L’osservazione della fauna fa parte dell’attività del parco. Ma credo che sia compatibile con la caccia: ragionando su 365 giorni credo si possa trovare un equilibrio, considerato che i periodi migliori per organizzare le uscite non necessariamente coincidono con la stagione venatoria. Va detto, poi, che l’osservazione della fauna può anche provocare disturbo agli animali».
Dai parchi si è levato, ancora una volta, un richiamo sul nodo delle risorse. Non è la prima volta che succede. Cosa risponde?
«Nel caso specifico dei trasferimenti per il parco Adamello Brenta relativi al 2016, la cifra ridotta rispetto alle spese è legata alla presenza di un avanzo di amministrazione. Quindi non è un dato da prendere in considerazione. Detto questo, è evidente che in una situazione di risorse in calo tutti hanno dovuto razionalizzare. Per il futuro, quindi, credo che sarà fondamentale unire le forze, costruire delle reti funzionali con le strutture provinciali in modo da dare più forza ai parchi e raggiungere risultati più importanti ma con meno risorse. Un esempio: quest’anno abbiamo inserito i parchi come elemento di forza nella promozione turistica del Trentino. Un investimento che non comporta spese per i parchi, ma che farà bene anche a loro».
Il parco di Paneveggio si prepara a un cambio al vertice. Preoccupazioni?
«Devo dire che la presidenza di Giacobbe Zortea è stata impegnata e ha dato ottimi risultati. Spero che la comunità ora riesca a trovare un successore in grado di garantire continuità».
L’assessore Posso capire i timori ma la nostra gestione è un modello da copiare