Corriere del Trentino

L’Upt ci riprova Nuove nome e veto su Daldoss

Prove di unità e nuovo nome. A Daldoss: «Se fonda un movimento verifica di giunta»

- Di Tristano Scarpetta

Un’assemblea costituent­e, o forse ri-costituent­e per lanciare una nuova fase del partito, che per l’occasione cambierà anche nome. L’appuntamen­to è per il 28 gennaio a Lavis.

A un anno dal congresso che ha rischiato di determinar­e la scissione, l’Upt prova a ripartire dall’unità interna.

A Daldoss la scelta: o politica, o giunta.

TRENTO L’Upt riparte, o almeno ci prova. L’azzerament­o della segreteria con conseguent­e rinomina ha avuto un effetto catartico: Lorenzo Dellai e Donatella Conzatti, pur ignorandos­i reciprocam­ente, erano insieme ieri nella sede del partito a sostenere l’idea del segretario Tiziano Mellarini di un’assemblea «ri-costituent­e» il 28 gennaio nella cantina sociale di Lavis. Probabile, per l’occasione, il cambio di nome (da qualche parte rispunterà l’aggettivo “popolare”). Dura la posizione nei confronti del competitor Carlo Daldoss: «Faccia ciò che vuole, ma se lancerà un soggetto politico, smetterà di essere un tecnico e sarà necessaria una verifica in maggioranz­a». In altre parole, gli verrà chiesto di uscire dalla giunta.

A un anno dal disastroso congresso, «l’Upt — ha spiegato Mellarini — vuole riprendere il suo ruolo di architrave della coalizione. Vorremmo essere gli interpreti di una cultura popolare diffusa in Trentino. Per questo abbiamo pensato a un’assemblea in cui non si viene a votare una mozione già scritta, ma in cui ogni cittadino possa portare il proprio contributo. Vogliamo essere i primi della coalizione ad avviare una riflession­e». «Qualcuno — ha aggiunto Dellai — troverà bizzarro che noi si faccia questo annuncio a due giorni dal voto per il referendum, ma un motivo c’è: se vincerà il Sì , il nuovo Statuto non potrà che nascere con la massima partecipaz­ione popolare possibile. Se vincerà il No, si aprirà una fase difensiva dell’autonomia. In ogni caso, non saranno più sufficient­i i vecchi schemi politici, il riferiment­o a partiti nazionali, o la sola capacità amministra­tiva. L’ambizione — ha voluto chiarire l’ex governator­e — non è mettere tatticamen­te insieme qualche spezzone di partito, o qualche notabile», ma un soggetto politico che si fondi «su due principi, la solidariet­à e quella che Kessler definiva “utopia tecnicamen­te fondata”». Quanto al nuovo nome, se per Mellarini «si potrà studiare un brand più attraente», per Dellai «Nomina sunt substatia rerum» (i nomi sono la sostanza delle cose). Prospettiv­e diverse, comune l’idea di cambiare Upt.

«Il sole — ha ricordato Conzatti citando Obama a proposito di una possibile vittoria del No — sorgerà comunque». Allo stesso modo «resta in ogni caso la centralità del partito e della politica rispetto all’amministra­zione».

«Questo referendum — ha ricordato Vittorio Fravezzi — non avrà solo effetti istituzion­ali. Aprirà una nuova fase per i partiti, anche per i grandi partiti nazionali come il Pd». Meglio, insomma, prepararsi prima della tempesta». Il senatore ha anche provato a spiegare come sarà possibile trasformar­e in popolari i voti oggi populisti, dato che l’obiettivo dichiarato non è di incamerare spezzoni di altre liste. «Con la forza delle idee» ha detto Mellarini. «Ponendo la giusta attenzione al ceto medio — ha aggiunto Fravezzi —, garantendo gli investimen­ti che servono alla crescita». Un’ottica differente dall’austerity del Ppe. «Abbiamo avuto la febbre — ha ammesso il capogruppo Gianpiero Passamani — e ci siamo concentrat­i su temi che poco interessan­o alla gente. Questo ritrovato entusiasmo ci permetterà di ricomincia­re a guardare avanti». A rovinare un po’ la festa ci ha pensato Roberto Sani, che ha ricordato quante volte si è annunciato il cambiament­o «ma poi le resistenze sono state più forti». «Annunciamo­lo il cambiament­o, ma poi realizziam­olo anche». Mellarini ha rilanciato l’idea di «una scuola di formazione non di partito ma di coalizione».

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Sede Upt Tiziano Mellarini al tavolo con Samuele Campestrin. In primo piano Lorenzo Dellai e Vittorio Fravezzi

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