IL RIFIUTO DEGLI INDECISI
Aprescindere dalla loro attendibilità, i sondaggi che fino all’ultimo sono stati diffusi in modo più o meno riservato concordavano su un punto: considerando anche chi non pensa di recarsi alle urne e magari ci ripenserà, la platea degli indecisi difronte al referendum di oggi è decisamente vasta. Ciò non deve stupire: praticamente tutti quanti sostengono la riforma ammettono che non è perfetta, così come praticamente tutti quanti la contestano riconoscono che almeno qualche parte va nella giusta direzione. Insomma, alla fine si tratta di giudicare se il bicchiere sia più pieno che vuoto e viceversa, ossia se sul piatto della bilancia pesino di più le scelte condivisibili oppure quelle controproducenti. D’altronde, in democrazia, il consenso è quasi sempre frutto della mediazione, dunque la soluzione è un compromesso. Rimanere nel limbo dell’indecisione significa perciò rifiutare questa logica, al netto di chi sceglie di astenersi perché non è interessato a incidere sulla vita istituzionale della comunità di cui, volente o nolente, fa parte. Come per ogni appuntamento elettorale, il mio invito è perciò di andare a votare, a maggiore ragione oggi che decidiamo sulla nostra Costituzione figlia della lotta per ridare la libertà agli italiani. Quando si aprono i seggi, non dimentico mai che molti hanno versato il loro sangue affinché ciò fosse possibile: starmene a casa o andare in gita mi sembrerebbe un’offesa al loro sacrificio.
Certo non è stata una bella campagna elettorale, ma così purtroppo va il mondo (l’esempio degli Stati Uniti è solo l’ultimo). Comunque andrà a finire, non sarà facile rimuovere tutte le macerie provocato da uno scontro che si poteva tranquillamente evitare. Ho partecipato a vari dibattiti, sia con politici sia con docenti universitari equamente schierati tra le due posizioni, in cui le tesi opposte sono state presentate assai civilmente e senza esagerazioni: ho visto sempre sale piene fino al termine del dibattito, perché evidentemente c’era voglia di capire e non di assistere alla solita propaganda. Purtroppo altri hanno usato toni fuori luogo. Già, ecco forse il dato migliore dell’estenuante campagna elettorale: i confronti hanno registrato una buona presenza di persone comuni, segno che la voglia di partecipare alla politica è più forte di quanto si ritenga. Ma la gente è disposta a impegnarsi quando sa che la propria voce può cambiare la realtà, non per ratificare decisioni prese dai notabili. Se i partiti ne tenessero conto, la realtà sarebbe migliore.