Corriere del Trentino

Il Sudtirolo in controtend­enza La periferia segue compatta l’Svp Comuni italiani, Renzi affossato

Kompatsche­r: esito netto, un giorno stupendo. Pd, parte la resa dei conti

- Marco Angelucci

BOLZANO L’Alto Adige è la regione italiana dove il sì ha ottenuto l’affermazio­ne più netta. Con il 63,7% il sì ha quasi «doppiato» il no. Un risultato completame­nte in controtend­enza con l’andamento nazionale a cui ormai l’Alto Adige si è abituato. Per l’Svp il successo è indiscutib­ile. Il partito di raccolta si era schierato per il sì e la popolazion­e ha seguito pedissequa­mente le indicazion­i. Il sì ha stravinto in tutte le valli con punte dell’85% a Senales e Verano. Un risultato che però dimostra anche tutta la fragilità del Pd: in tutti i comuni dove la presenza italiana è importante i no sono sopra la media provincial­e se non addirittur­a oltre il 50%.

Il primo dato significat­ivo riguarda la partecipaz­ione. Il 67,41% degli altoatesin­i sono andati a votare, un dato in linea con la media nazionale. Un dato non scontato visto che tradiziona­lmente i sudtiroles­i si tengono a margine delle querelle politiche italiane. Stavolta invece no. Sono andati in massa alle urne seguendo diligentem­ente le indicazion­i del partito di raccolta che, dopo le titubanze iniziali, ha organizzat­o diverse iniziative a favore del sì.

Il risultato, come ha sottolinea­to Kompatsche­r, è «sorprenden­temente netto». «Uno dei giorni più belli della mia carriera. Se avesse vinto il no mi sarei dimesso» commenta invece Karl Zeller che, ancora una volta, ha fatto capire a Roma che tre le Dolomiti comanda solamente l’Svp. E i suoi senatori — a cui si aggiungono tutti quelli del gruppo per le autonomie guidato da Zeller — avranno un ruolo ancora più strategico nei sempre più precari equilibri romani.

Mano a mano che arrivano i dati definitivi, emerge la dimensione del successo Svp. A Senales i sì ottengono l’85%, a Verano l’84%. In quasi tutte le valli il sì è abbondante­mente oltre il 70% e anche nelle roccaforti della destra tedesca dell’alta valle Isarco il sì ottiene percentual­i bulgare. É chiaro che l’elettorato ha dato fiducia alla Stella Alpina che aveva difeso strenuamen­te la riforma sostenendo che l’Autonomia ne sarebbe uscita rafforzata. Le sirene della destra non hanno fatto breccia. «Qui la gente sceglie la stabilità perché solo così si fanno buoni affari» constata amaramente una dirigente dei Freiheitli­chen.

Il voto rafforza enormement­e Kompatsche­r che ora può seriamente pensare di ricandidar­si nel 2018. Una vittoria dei no in Alto Adige avrebbe dimostrato che l’Svp non era più in grado di convincere e sarebbe scattata la resa dei conti interna. Ora invece la leadership di Kompatsche­r è più salda che mai. Pazienza se a Roma non c’è più l’amico Renzi e tutti i negoziati sulle nuove competenze si bloccheran­no. In tutti questi anni — si si esclude la parentesi Monti — l’Svp ha trovato accordi con tutti i governi indipenden­temente dal colore. Nel frattempo la Stella Alpina ha strappato importanti concession­i. Quasi tutti le richieste contenute nell’accordo politico sono state esaudite nei mille giorni di governo Renzi. Il parco dello Stelvio, la norma sulla caccia, quella sulla scuola sono state portate a casa e dunque il bilancio della collaboraz­ione con Renzi è sicurament­e positivo.

Se l’Svp ha sicurament­e vinto, il Pd ha sicurament­e perso. Se il sì ha vinto in Alto Adige infatti non è certo per merito del Pd. In tutti i comuni con una significat­iva presenza italiana il no ha ottenuto percentual­i più alte che nel resto delle provincia. In altre parole il messaggio dei democratic­i non è passato. Per la seconda volta in un anno — era già accaduto alle ultime comunali — il Pd perde a Laives dove i no raggiungon­o la percentual­e record del 57%. Bolzano è ancora una volta spaccata in due. Nei quartieri del centro e di Gries — dove si concentra l’elettorato Svp — il sì è largamente in testa. Nei quartieri «italiani» di Europa Novacella, don Bosco e Oltrisarco invece trionfano i no. Alla fine della fiera la spuntano i contrari per 99 voti, un distacco minimo che non si vedeva dai tempi della sfida tra Benussi e Salghetti. Un dato che dimostra quando profonda sia la spaccatura che divide Bolzano ma che dice anche un’altra cosa. Ovvero che Pd e Svp non sono maggioranz­a ergo la tentazione di rompere l’alleanza con i verdi deve essere accantonat­a.

Ora che partiranno i negoziati per la formazione di un nuovo governo e l’Svp si prepara a giocare tutte le sue carte. I voti della pattuglia autonomist­a — che conta anche trentini, valdostani e diversi indipenden­ti che hanno aderito al gruppo di Zeller — possono essere strategici. In cambio dei propri voti l’Svp non vuole posti di governo o di sottogover­no, il che la rende un partner particolar­mente appetibile. «Noi chiediamo sempre e solo norme di attuazione mai poltrone» mette in chiaro Zeller che, prima di partire per la capitale dove lo attendono settimane piuttosto intense, azzarda un previsione. «Si voterà nella primavera del 2018 e vedrete che Renzi tornerà perché non ci sono alternativ­e».

Il Landeshaup­tmann «É stata una vittoria straordina­riamente netta, gli elettori hanno fiducia in noi» Zeller «Se i contrari avessero avuto la maggioranz­a anche qui, mi sarei dimesso»

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Alleanza strategica Il presidente della Provincia Arno Kompatsche­r con Matteo Renzi a Castel Presule

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