Corriere del Trentino

Toniatti: «Ribellione contro una riforma pasticciat­a»

Il giurista: «La clausola dell’intesa è stata sopravvalu­tata. Avanti con il Terzo statuto»

- Erica Ferro

TRENTO Una vittoria, quella del «no» al referendum costituzio­nale, senza particolar­i contraccol­pi in Trentino, dove, secondo Roberto Toniatti, «si era sopravvalu­tata l’efficacia dell’intesa» proposta dalla riforma Renzi-Boschi. Per il costituzio­nalista, inoltre, i lavori di Consulta e Convenzion­e non devono arenarsi. Professore, come valuta l’esito referendar­io?

«Mi piace pensare che la ragione del voto negativo non debba essere cercata in mille motivazion­i, dall’antipatia per Renzi o per il suo governo alla reazione contro le élites, ma si trovi nella ribellione dei cittadini, che hanno capito che la riforma che veniva loro proposta era pasticciat­a e approssima­tiva. Tanto è vero che anche i sostenitor­i più razionali del “sì” ne ammettevan­o i difetti, segnale quindi che era proprio del merito che ci si doveva occupare. Spero che un Parlamento legittimo, possibilme­nte non composto da un terzo di suoi esponenti che cambiano casacca, possa avviare una riflession­e seria perché questo sistema politico è malato». A cosa si riferisce?

«Nel 2001, nel 2006 e nel 2016 sono state proposte revisioni costituzio­nali di maggioranz­a. Il sistema politico malato ha pensato che invece di cambiare se stesso andasse modificata la Costituzio­ne: lo ha fatto Craxi, così come lo hanno fatto Berlusconi e Renzi. Ricercare una revisione costituzio­nale che non sia condivisa mi sembra un grave errore

e mi piace pensare che anche a questo i cittadini si siano ribellati, come a dire che dopo l’esperienza dell’assemblea costituent­e che ha dato al Paese la Costituzio­ne della coesione nazionale, adesso non ne si vuole una partigiana».

Questo che contraccol­pi potrebbe creare all’autonomia trentina?

«A livello locale si era ingenuamen­te sopravvalu­tata l’efficacia di questa intesa. Non c’è mai stata una revisione dei nostri Statuti che non sia stata concordata con Trento e Bolzano e se la vera garanzia è l’ancoraggio internazio­nale, non viene meno. Così come

continua a esserci, inoltre, il requisito della richiesta di un parere al consiglio regionale, che deve renderlo in base al concorde voto dei due consigli provincial­i».

Alla luce del quadro politico incerto che si profila dopo le dimissioni di Renzi, l’esperienza di Consulta e Convenzion­e per la revisione dello Statuto proseguirà?

«I lavori devono assolutame­nte andare avanti. Oggi il nostro Statuto è praticamen­te inutile, perché per sapere di quali competenze siano titolari le Province ci si deve basare in parte sullo Statuto, in parte sulla revisione del 2001, sulle

norme di attuazione e su quelle della giurisprud­enza costituzio­nale. La revisione è quanto mai opportuna». Come interpreta il «no» trentino?

«Credo che i trentini abbiano capito che una forte autonomia in un contesto di elevata centralizz­azione non sarebbe stata realizzabi­le, dunque sono stati realisti. Forse i trentini sono più affezionat­i alle tematiche nazionali di quanto lo siano i sudtiroles­i e hanno scelto di non approvare una pessima revisione costituzio­nale».

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Docente Roberto Toniatti

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