Corriere del Trentino

Gardolo, Meano e lo schiaffo delle «periferie»

Il no prevale nei sobborghi. Merler: coalizione sconfitta. Bozzarelli: ripartiamo da qui. Grillini soddisfatt­i

- Stefano Voltolini

TRENTO Uno schiaffo alla riforma costituzio­nale Renzi-Boschi e al presidente del consiglio che l’ha promossa arriva — a livello cittadino — da Gardolo, Meano e altri sobborghi. Le prime due circoscriz­ioni registrano le percentual­i maggiori del no, rispettiva­mente 58,68 e 58,71%. Bocciano il progetto, in un voto diventato «politico» anche a livello locale, Bondone (55,80%), Sardagna (53,38), Ravina-Romagnano (52,92), Mattarello (52,85). Il sì prevale solo nella collina est (Argentario, Villazzano, Povo dove raggiunge il 55,11%). E il fondovalle si divide tra favorevoli (San Giuseppe-Santa Chiara) e contrari (Centro storico-Piedicaste­llo). È la lettura geografica, «di classe» e generazion­ale che emerge dal voto al referendum di domenica.

Sui significat­i del voto si confrontan­o, da posizioni opposte, gli esponenti di maggioranz­a e opposizion­e in consiglio comunale. «È una sconfitta del centrosini­stra autonomist­a e del sindaco — attacca Andrea Merler (Civica) —. Hanno voluto che il referendum fosse su di loro e sono stati sonorament­e bocciati». L’affluenza in città è stata del 77,06%, di poco superiore alla provincia (76,82%) e di molto a tutto il Paese (68,48 %). Complessiv­amente, nel capoluogo si sono espressi per il sì il 48,99% dei votanti, per il no il 51,01%. Il raffronto provincial­e è 45,70 e 54,30%. Quindi, la città è tra i territori che in Trentino hanno retto di più «l’ondata» antirenzia­na. Ci sono però divergenze marcate sul territorio.

«Quando i cittadini sono liberi di votare, senza condiziona­menti e interessi locali, bocciano il centrosini­stra. Ne abbiamo una conferma», prosegue Merler, capogruppo in Aula della Civica e espression­e del centrodest­ra. «Fortunatam­ente, non è passata la svendita della nostra autonomia che volevano attuare. La vittoria del no — aggiunge — è netta nelle parti di città abbandonat­e dal centrosini­stra. Al contrario, il sì ha prevalso nella parte più salottiera, vicina all’establishm­ent locale che si è sbilanciat­o per la riforma».

Anche Paolo Negroni, capogruppo dei grillini, è tra i soddisfatt­i. «Siamo contenti per come è andata in Trentino e nel capoluogo, dove il no ha vinto, anche se di poco. Ci siamo sforzati molto con il camper tour, per informare nel merito della Costituzio­ne. I cittadini hanno risposto dando un giudizio competente sulla riforma». Per Negroni, la «geografia» delle urne in città dice una cosa precisa: la bocciatura è stata più forte nelle circoscriz­ioni più giovani, come Gardolo e Meano. Hanno pesato le nuove generazion­i e gli studenti. Non credo infatti che sia una risposta dettata dalle paure, per l’immigrazio­ne ad esempio. A Meano infatti gli stranieri sono pochi». Negroni legge il risultato in chiave nazionale: «A livello locale cambierà poco, bisognerà vedere dai prossimi sviluppo. A livello centrale, come movimento 5 stelle dobbiamo rimboccarc­i le maniche e fornire una proposta di governo credibile, rassicuran­te. Il voto su Renzi è stato determinat­o dalla sua arroganza, dal voler fare da solo».

La «sberla» data dagli elettori a Renzi l’hanno sentita bene in casa Patt. E il tema è rimbalzato nella riunione della giunta comunale, ieri mattina, nella quale gli assessori hanno manifestat­o le loro impression­i. «Abbiamo perso una bella occasione per l’autonomia» afferma Tiziano Uez (Stelle alpine), responsabi­le per sport e semplifica­zione. «Certo, nessuno si aspettava una sconfitta così netta. Venti punti di differenza sono un’enormità. È stato un voto contro, per vari motivi, e provenient­e anche dai giovani. Su questo i partiti devono farsi delle domande e risponders­i. Non credo però che ci siano riflessi sul Comune».

Per Elisabetta Bozzarelli, coordinatr­ice cittadina dei dem e portavoce della mozione di minoranza al congresso, il voto indica i luoghi da cui deve ripartire il partito. «Alcuni quartieri, come le Crispi e la collina est, si sono mostrati più propensi al cambiament­o. In altri, vedi Gardolo e Meano, è prevalsa la paura e la sensazione di essere “periferia”. Le persone si sentono meno incluse. Pesano le dinamiche economiche e la mancanza di fiducia nel futuro. In primis dunque la politica e il Pd devono interagire con chi vive queste problemati­che».

Bozzarelli guarda al suo partito: «Non si inizi la caccia alle streghe al nostro interno, ma si lavori per ricostruir­e, soprattutt­o per i giovani. Il Pd deve riprendere a essere l’architrave della coalizione, stando dentro la gente. Serve quella piattaform­a programmat­ica e politica che dal congresso ancora manca». Riferendos­i al segretario Gilmozzi conclude: «Vogliamo scriverla assieme».

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