Gardolo, Meano e lo schiaffo delle «periferie»
Il no prevale nei sobborghi. Merler: coalizione sconfitta. Bozzarelli: ripartiamo da qui. Grillini soddisfatti
TRENTO Uno schiaffo alla riforma costituzionale Renzi-Boschi e al presidente del consiglio che l’ha promossa arriva — a livello cittadino — da Gardolo, Meano e altri sobborghi. Le prime due circoscrizioni registrano le percentuali maggiori del no, rispettivamente 58,68 e 58,71%. Bocciano il progetto, in un voto diventato «politico» anche a livello locale, Bondone (55,80%), Sardagna (53,38), Ravina-Romagnano (52,92), Mattarello (52,85). Il sì prevale solo nella collina est (Argentario, Villazzano, Povo dove raggiunge il 55,11%). E il fondovalle si divide tra favorevoli (San Giuseppe-Santa Chiara) e contrari (Centro storico-Piedicastello). È la lettura geografica, «di classe» e generazionale che emerge dal voto al referendum di domenica.
Sui significati del voto si confrontano, da posizioni opposte, gli esponenti di maggioranza e opposizione in consiglio comunale. «È una sconfitta del centrosinistra autonomista e del sindaco — attacca Andrea Merler (Civica) —. Hanno voluto che il referendum fosse su di loro e sono stati sonoramente bocciati». L’affluenza in città è stata del 77,06%, di poco superiore alla provincia (76,82%) e di molto a tutto il Paese (68,48 %). Complessivamente, nel capoluogo si sono espressi per il sì il 48,99% dei votanti, per il no il 51,01%. Il raffronto provinciale è 45,70 e 54,30%. Quindi, la città è tra i territori che in Trentino hanno retto di più «l’ondata» antirenziana. Ci sono però divergenze marcate sul territorio.
«Quando i cittadini sono liberi di votare, senza condizionamenti e interessi locali, bocciano il centrosinistra. Ne abbiamo una conferma», prosegue Merler, capogruppo in Aula della Civica e espressione del centrodestra. «Fortunatamente, non è passata la svendita della nostra autonomia che volevano attuare. La vittoria del no — aggiunge — è netta nelle parti di città abbandonate dal centrosinistra. Al contrario, il sì ha prevalso nella parte più salottiera, vicina all’establishment locale che si è sbilanciato per la riforma».
Anche Paolo Negroni, capogruppo dei grillini, è tra i soddisfatti. «Siamo contenti per come è andata in Trentino e nel capoluogo, dove il no ha vinto, anche se di poco. Ci siamo sforzati molto con il camper tour, per informare nel merito della Costituzione. I cittadini hanno risposto dando un giudizio competente sulla riforma». Per Negroni, la «geografia» delle urne in città dice una cosa precisa: la bocciatura è stata più forte nelle circoscrizioni più giovani, come Gardolo e Meano. Hanno pesato le nuove generazioni e gli studenti. Non credo infatti che sia una risposta dettata dalle paure, per l’immigrazione ad esempio. A Meano infatti gli stranieri sono pochi». Negroni legge il risultato in chiave nazionale: «A livello locale cambierà poco, bisognerà vedere dai prossimi sviluppo. A livello centrale, come movimento 5 stelle dobbiamo rimboccarci le maniche e fornire una proposta di governo credibile, rassicurante. Il voto su Renzi è stato determinato dalla sua arroganza, dal voler fare da solo».
La «sberla» data dagli elettori a Renzi l’hanno sentita bene in casa Patt. E il tema è rimbalzato nella riunione della giunta comunale, ieri mattina, nella quale gli assessori hanno manifestato le loro impressioni. «Abbiamo perso una bella occasione per l’autonomia» afferma Tiziano Uez (Stelle alpine), responsabile per sport e semplificazione. «Certo, nessuno si aspettava una sconfitta così netta. Venti punti di differenza sono un’enormità. È stato un voto contro, per vari motivi, e proveniente anche dai giovani. Su questo i partiti devono farsi delle domande e rispondersi. Non credo però che ci siano riflessi sul Comune».
Per Elisabetta Bozzarelli, coordinatrice cittadina dei dem e portavoce della mozione di minoranza al congresso, il voto indica i luoghi da cui deve ripartire il partito. «Alcuni quartieri, come le Crispi e la collina est, si sono mostrati più propensi al cambiamento. In altri, vedi Gardolo e Meano, è prevalsa la paura e la sensazione di essere “periferia”. Le persone si sentono meno incluse. Pesano le dinamiche economiche e la mancanza di fiducia nel futuro. In primis dunque la politica e il Pd devono interagire con chi vive queste problematiche».
Bozzarelli guarda al suo partito: «Non si inizi la caccia alle streghe al nostro interno, ma si lavori per ricostruire, soprattutto per i giovani. Il Pd deve riprendere a essere l’architrave della coalizione, stando dentro la gente. Serve quella piattaforma programmatica e politica che dal congresso ancora manca». Riferendosi al segretario Gilmozzi conclude: «Vogliamo scriverla assieme».