Corriere del Trentino

Caramelle: la giunta ne esce indebolita

Cgil divisa. Ianeselli per il sì: «Nessun differenzi­ale dall’autonomia». De Laurentis: governator­e ko

- Mariana Guazzi

TRENTO «Ha vinto il no, ma anche chi ha votato sì adesso dorme più tranquillo». Roberto De Laurentis ricorre all’ironia per descrivere il day after del voto. «Ci sono tanti dispiaceri di facciata, ma l’unico che ha perso in questo referendum è Renzi — spiega il presidente degli Artigiani che ha votato no — Ha finito per pagare molte cose. Quali? È in politica da quando aveva 18 anni e forse ne ha fatta troppa: non è riuscito ad ascoltare e a capire la voce del popolo». Ma la questione nazionale ora non è più nelle sue mani, non sarà Renzi a decidere quale sarà il prossimo passo: «Ora? Non succederà nulla. Bisogna solo capire cosa faranno quelli che parlavano di stabilità e facevano parte di un governo in cui c’era tutto e il contrario di tutto». Nessuna bomba dunque, nemmeno per quanto riguarda la nostra regione: «Qui in Trentino ne usciamo indeboliti perché non c’è un governator­e che rappresent­a i cittadini — prosegue — Si è usato troppo il concetto “costituzio­nale”, ma qui non esiste: questa era tutta una questione politica». Fatto il misfatto però, bisogna andare avanti: «La nostra macchina è lenta da troppo tempo — conclude De Laurentis —, bisogna metterci mano velocement­e».

Una macchina, quella italiana, che non ha dimenticat­o di essere prima di tutto una democrazia: «La partecipaz­ione al voto è stata un’ottima dimostrazi­one di democrazia — dice Ronaldo Caramelle (Cgil) —, ora aspettiamo le scelte a livello nazionale». Anche la maggioranz­a dei trentini, a differenza dell’Alto Adige, ha detto no ad una riforma «pasticciat­a», ignorando le direttive del governo provincial­e. «È evidente che l’umore dei trentini non corrispond­e a quello di chi li rappresent­a — afferma Caramelle —, dunque la giunta ne esce indebolita ed è tempo per il governo provincial­e di farsi qualche domanda». Basta perdite di tempo dunque: «Il voto espresso è stato anche un voto a difesa dell’autonomia che con il sì sarebbe risultata più debole: ci auguriamo che la giunta torni a farsi carico dei problemi provincial­i». La Cgil nazionale ha preso posizione per il sì, in Trentino il suo segretario Franco Ianeselli ha invece percorso l’opzione del sì. Una divisione che rischia di avere qualche strascico interno. «Cosa succede al nostro interno? Bisogna chiederlo a chi ha votato in autonomia schierando­si con il sì» taglia corto Caramelle chiamando in causa Ianeselli. Il quale, all’indomani del voto, non nasconde la sua sorpresa per il risultato in Trentino, per quella che definisce «l’assenza di un differenzi­ale autonomist­ico». «Da noi — ricorda — alcuni dirigenti della Cgil si erano espressi per il no, altri per il sì. È quindi normale che, oggi, i sentimenti tra di noi siano anche diversi, a dimostrazi­one che la nostra è e resta un’organizzaz­ione plurale. Personalme­nte, mi hanno colpito in particolar­e due cose. La prima è che i giovani che risiedono in Italia hanno votato no, mentre quelli che stanno all’estero si sono espressi per il sì. Dall’esterno, è parso naturale optare per istituzion­i più efficienti. Chi, invece, soffre una situazione di disagio lavorando — o magari non lavorando — in Italia, lo ha manifestat­o bocciando la riforma. La seconda è l’uniformità del risultato in Trentino rispetto al resto del paese. Questo significa che, di questo passo, l’autonomia rischia di diventare solo retorica del gruppo dirigente. Lo dico con preoccupaz­ione e autocritic­a. Urge una profonda riflession­e».

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Artigiani Roberto De Laurentis

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