Diseguaglianze e rimedi
Secondo dati Oxfam, Confederazione internazionale di «Ong» operanti per aiuti umanitari e progetti di sviluppo, nel 2015 appena 62 persone possedevano la stessa ricchezza di 3,6 miliardi di persone, la metà più povera della popolazione mondiale. Nel 2010 erano 388. La ricchezza delle 62 persone è aumentata del 44% dal 2010 ad oggi. Nello stesso periodo la ricchezza della metà più povera si è invece ridotta del 41%. Dal 2000 la metà più povera della popolazione ha ricevuto l’1% dell’incremento totale della ricchezza globale, mentre il 50% è andato all’1% più ricco. Per l’Italia nel 2015 il 20% più ricco della popolazione deteneva il 67,7% della ricchezza nazionale mentre al 60% più povero ne rimaneva il 14%.
Numeri spettacolari che dovrebbero non solo fare «scoop», ma far riflettere governi e parlamenti. Invece, passata la notizia, non si riesce mai a capire chi può fare cosa. L’esplosione della diseguaglianza frena la lotta alla povertà in un mondo dove oltre un miliardo di persone vive con meno di 1,25 dollari al giorno e uno su nove non ha nemmeno abbastanza da mangiare. Ci si chiede dove e come colpire, senza inficiare risorse, energie e fattori che reggono le economie. La risposta per noi italiani esperti in artifici fiscali è scontata.
Una via è il contrasto all’elusione fiscale di multinazionali e miliardari eliminando le scappatoie internazionali, 188 su 201 più grandi multinazionali sono presenti in almeno un paradiso fiscale. Secondo Oxfam il 30% della ricchezza del continente africano è depositato su conti offshore, e brucia 14 miliardi l’anno di entrate fiscali con le quali si potrebbe assicurare servizi sanitari tali da salvare 4 milioni di bambini e pagare un numero di insegnanti sufficiente a consentire di andare a scuola a tutti i bambini africani.
Il singolo cittadino di fronte a queste cifre è ovviamente disarmato, ma Parlamenti nazionali e Istituzioni Europee dovrebbero proprio tramite strutture burocratiche e i nostri rappresentanti operare più energicamente e
concretamente in questo solco. Il pur meritorio e encomiabile lavoro di tante Ong non può che essere una goccia, seppure importante, nel mare magnum della povertà mondiale, se non si va alla radice dei comportamenti umani sociali e civici di quella minoranza straricca.