LE SENTINELLE DELL’IDENTITÀ
Leggendo dei fatti di Roncone, che ormai con quelli di Soraga e Lavarone costituiscono una catena, e messa da parte la giusta indignazione ed esecrazione, ho ripensato all’editoriale di Simone Casalini («Corriere del Trentino» di venerdì scorso) che metteva in campo, come strumento di analisi del conflitto politico anche locale, le categorie «amico» e «nemico» del politologo Carl Schmitt. Bush padre, agli inizi degli anni Novanta, aveva costruito l’alleanza di tutto l’occidente contro l’Iraq, trasformando una piccola guerra locale in una guerra mondiale: noi e loro. Lo stesso ha fatto il presidente Bush figlio, all’inizio degli anni 2000, scatenando ancora una volta l’occidente contro il nemico, l’Islam. Lo stesso sta facendo Donald Trump. In Italia la Lega di Salvini e alcuni programmi di «Rete 4» alimentano la dicotomia netta e l’invito a un fronte compatto contro lo straniero, che è il nemico per antonomasia.
Non so se gli attentatori di Roncone siano trentini o vengano da altri luoghi. Mi pare però azzardato affermare con certezza che il Trentino, vale a dire i trentini, siano tutti solidali e accoglienti, anche se penso che in gran parte lo siano. Credo però che, accanto alle osservazioni ispirate a Schmitt, sarebbe opportuno riflettere, e far riflettere a partire dalle scuole, su quanto afferma Amartya Sen in «Identità e violenza». Il suo discorso è semplice ma al tempo stesso ricco e per certi versi complesso. La nostra identità è plurale. Amartya Sen fa un esempio che richiama uno dei conflitti più sanguinosi dei decenni scorsi, quello tra gli hutu e i tutsi. Un manovale hutu può essere spinto a considerarsi confitto nell’unica identità hutu, pronto a uccidere qualsiasi tutsi. Ma può, anzi dovrebbe tener conto che la sua identità è un fascio di identità: è un hutu, ma anche un ruandese, ma anche un africano, ma anche un manovale, ma anche un essere umano. Lo stesso dovrebbe valere per noi, singolarmente e collettivamente.
L’autonomia è sicuramente un valore. Dovrebbe essere un livello molto alto di democrazia. Ma va usata e vissuta con sobrietà. Quando viene enfatizzata oltre misura, rischia di stabilire una linea di confine su cui porre sentinelle. Che in Trentino ci siano due partiti territoriali, che qualcuno nel Pd sia tentato di seguirne l’esempio e ci sia il moltiplicarsi di liste civiche indica forse come anche la nostra identità sia plurale. Ricordiamoci sempre che non siamo solo trentini. Vorrei ci fosse un confronto democratico anche tra le identità che ci costituiscono.