Pulizie, ristorazione, viaggi Trentamila lavoratori con l’incubo del contratto
Protesta nazionale a Roma. Lavoratori in appalto, col fiato sospeso a ogni cambio
Il personale delle mense, delle pulizie e delle agenzie di viaggio è in agitazione, in Trentino e in tutta Italia. Si stimano 30.000 dipendenti che venerdì sciopereranno per otto ore, con tanto di manifestazione a Roma. Le parti datoriali infatti non rinnovano il contratto nazionale da 4 anni e vogliono peggiorare le loro condizioni, a volte già al limite. In particolare c’è il problema del mantenimento del posto di lavoro ad ogni cambio d’appalto, fatto che ormai si verifica quasi ogni anno.
TRENTO Venerdì in Trentino incrocerà le braccia un esercito di circa 30.000 lavoratori. Si tratta di coloro che prestano servizi nel settore di pulimento, ristorazione collettiva e commerciale, multiservizi e agenzie turistiche. La mobilitazione è a livello nazionale, per tentate di sbloccare il rinnovo dei contratti che si attende da 4 anni.
La protesta è indetta unitariamente da Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs e Uiltrasporti, in rappresentanza di oltre 1,5 milioni di lavoratori in Italia.
Sono addetti che spesso lavorano in appalto, con il futuro appeso ad ogni cambio-appalto. I lavoratori chiedono un aumento economico dignitoso, senza retrocessioni sui diritti e tutele, il potenziamento del welfare e il rinnovo.
Dopo mesi di confronto le trattative si sono interrotte per l’intransigenza di tutte le controparti datoriali, che pretendono passi indietro significativi su elementi economici e normativi per rinnovare i rispettivi contratti nazionali. Condizioni inaccettabili per i rappresentanti dei lavoratori. Chi lavora in questi comparti ha infatti le retribuzioni più basse. «Siamo al paradosso: adesso viene chiesto a questi addetti di finanziarsi il rinnovo del contratto — denunciano i rappresentanti trentini di Filcams (Paola Bassetti), Fisascat (Ermanno Ferrari), Uiltucs (Dino D’Onofrio) e Uiltrasporti (Francesca Vespa) —. Le controparti datoriali propongono aumenti da fame e chiedono arretramenti sulla malattia e vorrebbero non rispettare la clausola sociale nei cambi appalto che garantisce, spesso con fatica, la continuità occupazionale per questi lavoratori».
Fipe, Fivet Confcommercio, hanno da mesi interrotto le trattative nonostante «le organizzazioni sindacali abbiano fatto ogni sforzo possibile per arrivare ad una sintesi equilibrata che non peggiorasse le condizioni di lavoro e la remunerazione di questi lavoratori».
Insufficienti, per i sindacati, anche le proposte di Angem ed Allenza delle Cooperative su mercato del lavoro, contrattazione decentrata, welfare e aumento salariale, distante dal trattamento economico stabilito dai rinnovi contrattuali già raggiunti nel comparto turistico.
Anip Confindustria, Legacoop servizi, Federlavoro servizi, Confcooperative, Agci e Unionservizi Confapi «hanno posto sul tavolo del confronto pretese inaccettabili come il peggioramento delle tutele in caso di malattia, modifiche sul cambio d’appalto e aumenti salariali irrisori». Venerdì oltre allo sciopero è in programma una manifestazione nazionale a Roma. Saranno presenti anche i lavoratori trentini. Le segreterie provinciali hanno organizzato dei pullman da Trento per la capitale.
Merita un focus la questione della «clausola sociale» su cambi di appalto, normata dalla legge 122 del 2016. «Il problema — dicono i sindacati — è che questa legge in teoria doveva sopprimere la possibilità di non assumere nel momento del cambio. Ma in realtà la norma è stata scritta in modo annacquato, così ogni volta occorre interpretare». Uno degli ultimi episodi è quello degli addetti alle pulizie nelle aree di sosta dell’A22, una vertenza che ha tenuto impegnati per mesi i sindacati per salvare i 130 posti di lavoro. «Perché — ricorda Bassetti —, anche se esiste la legge, Autobrennero ha comunque aperto la gara senza obbligare i partecipanti a riassumere gli addetti». Da considerare, infine, che queste persone lavorano in ospedali e case di riposo, servizi essenziali per cui occorre assicurare la continuità. «Sono tra i lavoratori meno pagati, ma i loro servizi sono indispensabili» chiudono i sindacati.