Corriere del Trentino

Ex maresciall­o e pilota, diventato poi broker

La carriera a Riva e poi al nucleo elicotteri di Bolzano. L’investimen­to nell’area chic di Trento ha segnato il suo destino

- Dafne Roat Andrea Rossi Tonon

TRENTO Gli occhi chiari, lo sguardo sincero, il volto sorridente, l’amore per i figli. «Era un papà modello, amava moltissimo Elena, poi erano arrivati Alberto e Marco, erano stati un grande regalo per lui». Un coro di voci e un’unica verità. È difficile capire cosa è successo per chi ha conosciuto Gabriele Sorrentino, il suo passato nell’Arma dei carabinier­i, l’impegno, anima e corpo, che sapeva mettere nelle indagini quando era al nucleo operativo della compagnia di Riva del Garda e poi sull’elicottero, l’Agusta A 412, quando ha deciso di abbandonar­e la strada e di diventare un pilota del Nec, il 3° nucleo elicottero carabinier­i, di Bolzano. Infine la famiglia, «era molto legato a loro», ricordano i vicini.

Da Roma, sua terra di origine, e dove aveva vissuto per un periodo anche con la moglie Sara Failla, anche lei originaria della capitale, era arrivato in Trentino. Per anni aveva vissuto a Varone, frazione di Riva del Garda, doveva aveva lavorato per la compagnia di Riva del Garda. Era rimasto sei, sette anni. Aveva iniziato alla stazione di Riva del Garda, poi il maresciall­o era stato portato dall’allora maresciall­o Longo al nucleo operativo radiomobil­e di Riva. Aveva lavorato negli anni in cui la compagnia era guidata dal capitano Andrea Paris prima e poi dal capitano Oronzo Console. Proprio con Console aveva condotto una delle indagini più importanti in quegli anni: l’inchiesta sull’allora assessore comunale Claudio Molinari che aveva potato alle sue dimissione dall’assessorat­o all’istruzione (l’assessore era poi stato assolto) Era il 2003. L’indagine era stata coordinata proprio dall’allora sostituto procurator­e di Rovereto Marco Gallina, ora procurator­e capo facente funzione della Procura di Trento. Gabriele Sorrentino era un carabinier­e impegnato, ricordano i suoi colleghi, che metteva il cuore nel suo lavoro.

Da Riva Gabriele aveva poi deciso di lanciarsi nella sua nuova avventura come pilota, aveva seguito il corso e poi era entrato a far parte del nucleo elicotteri di Bolzano. «Posso solo dire che aveva lavorato per alcuni anni da noi svolgendo bene il suo servizio e che si era congedato per sua volontà», commenta il tenente colonnello Francesco Bilancioni, comandante del terzo nucleo elicotteri carabinier­i di Bolzano. Sono tutti sconvolti e sconcertat­i, nessuno si aspettava un gesto simile in Sorrentino, un uomo che è sempre apparso equilibrat­o. È difficile capire cosa sia passato nella sua mente in quei brevi attimi. Forse il suo unico pensiero era quello sfratto esecutivo e non sapeva più come uscirne. A Trento aveva portato anche il papà, una volta rimasto solo aveva raggiunto il figlio. Viveva in un appartamen­to sempre alle Albere, ex dipendente di Alitalia, era entrato nel vortice dei prepension­amenti quando la società era entrata in crisi ed era andato in pensione. Pare che Gabriele aiutasse il papà a pagare i mille euro di affitto che aveva tutti i mesi. Poi c’era il suo affitto per il fantastico attico al terzo piano, dislocato su due piani. Sorrentino tre anni fa aveva deciso di lasciare l’Arma per coronare il suo sogno di diventare un broker e vivere a Trento, insieme alla moglie Sara. Un amore forte il loro. La moglie lo aveva seguito in tutti i suoi trasferime­nti, fino a Trento. Amava passeggiar­e nel parco vicino al quartiere con Albert0 e Marco sui loro passeggini in fila indiana. Poi c’era la tappa del caffè, bevuto ogni tanto al bar, il giornale in edicola, ma niente sigarette.

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(Rensi). Poi una foto dell’ex carabinier­e. A sinistra, una bellissima foto sorridente di Alberto Sorrentino, ucciso ieri dal suo papà
L’epilogo In alto, il recupero del corpo di Gabriele Sorrentino nel burrone sotto l’ex hotel Panorama (Rensi). Poi una foto dell’ex carabinier­e. A sinistra, una bellissima foto sorridente di Alberto Sorrentino, ucciso ieri dal suo papà

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