Uccide i figli a martellate e poi si getta nel dirupo Agghiacciante tragedia nel quartiere di Piano
Gabriele Sorrentino, 43 anni, suicida a Sardagna. Il movente dei debiti: era stato sfrattato. Lo strazio della moglie
TRENTO Desiderava una vita da sogno, tanti giochi per i suoi bimbi, una casa bellissima per la sua famiglia, alle Albere, il quartiere «in» di Trento firmato da Renzo Piano. Era per questo forse che aveva deciso di lasciare l’Arma dei carabinieri e iniziare l’avventura da broker finanziario. Per un po’ di tempo ce l’ha fatta, poi qualcosa non ha funzionato. Troppi soldi, forse un investimento sbagliato, i debiti accumulati e quel sogno infranto, diventato all’improvviso un incubo, difficile da confidare anche alla moglie Sara.
La disperazione, il dolore, quella paura che toglie il fiato e ti sembra di non farcela più, potrebbe aver armato la mano di Gabriele Sorrentino, l’ex maresciallo dei carabinieri di 43 anni che ieri mattina ha ucciso a martellate i suoi bimbi di 4 e due anni e mezzo, Alberto e Marco. Un raptus, un gesto folle e incomprensibile, una tragedia agghiacciante e immensa che è difficile anche solo da immaginare.
Gabriele ha ucciso i suoi due bambini, quei due piccoli che amava con tutto se stesso forse perché temeva di non poter regalare loro quel futuro che aveva sognato per Alberto, Marco e per la sorella Elena, 13 anni, che ieri si trovava in gita scolastica in Spagna. Poi quel breve attimo di lucidità, si è forse reso conto del suo gesto e, colto dalla disperazione, ha deciso di farla finita. È salito a Sardagna è arrivato fino alla terrazza, si è aggrappato alla bandiera a si è lanciato nel vuoto. Un volo da 150 metri.
È accaduto ieri mattina nel quartiere ancora in gran parte disabitato delle Albere, in quei palazzi bellissimi di legno e vetri che spuntano accanto al Muse. Gabriele si era trasferito nel duplex al terzo piano del civico 17 da circa due anni. Quella di ieri doveva essere una mattinata come tante. Verso le sette del mattino la moglie, Sara Failla, laureata in veterinaria, pare lavorasse come informatrice farmaceutica, era uscita di casa per andare al lavoro. Era Gabriele ad occuparsi dei figli perché lavorava come operatore finanziario da casa. Li aveva vestiti di tutto punto, pronti per uscire, come faceva sempre. Accompagnava Alberto alla scuola materna Sacro Cuore, mentre il piccolo Marco probabilmente sarebbe stato con lui.
Ma poi nella sua mente, in quel breve lasso di tempo dopo l’uscita di casa della moglie, è accaduto qualcosa. Ha afferrato il martello e si è avventato sui due bimbi. Due frugoletti innocenti che erano tranquilli in soggiorno ad aspettare. Uno, due, forse tre martellate. Non si sa quanti colpi Gabriele ha inferto, sarà l’esame autoptico disposto dal pm Pasquale Profiti a chiarirlo, resta la tragedia terribile che è difficile anche solo da descrivere. Il duplice omicidio, secondo i primi accertamenti, si sarebbe consumato tra le 7.30 del mattino e le 10, ora in cui la macchina dell’ex carabiniere, un suv della Volvo, l’xc90, è stato ripreso dalle telecamere di sorveglianza mentre usciva dal garage.
Poi c’è un buco di quasi due ore in cui non si sa cosa è successo. Poco prima di mezzogiorno Sara è tornata a casa. La porta d’ingresso era chiusa a chiave, davvero strano. Forse ha pensato che il marito fosse uscito, ma quando ha aperto ed è entrata nel soggiorno le si è fermato il cuore. I suoi due bimbi erano stesi a terra sul pavimento del soggiorno, senza vita con diverse ferite alla testa. Disperata, ha chiamato subito la polizia. Poi ha telefonato alla figlia: «Tuo papà ha ammazzato i tuoi fratelli» avrebbe detto, ancora sotto choc. In pochi minuti la lungo il cortiletto rettangolare davanti alla casa, realizzato con grandi piastre e con in mezzo vasconi pieni d’acqua, si è riempito di pattuglie di polizia e carabinieri. L’automedica del 118 è arrivata in pochissimi minuti. Erano le 12.17. Il medico si è precipitato nell’appartamento insieme agli investigatori della squadra mobile, guidati dal vicequestore Salvatore Ascione, poi sono arrivati i carabinieri con il maggiore Paolo Iacopini e il pm Pasquale Profiti. Sono scattate subito le ricerche, la polizia ha setacciato palmo a palmo la zona poi il pensiero è andato a Sardagna. Quando i poliziotti sono arrivati nel parcheggio vicino alla terrazza che si affaccia sulla città hanno visto l’auto di Gabriele e hanno capito. L’equipaggio dell’elicottero di Trentino Emergenza ha quasi subito individuato il corpo senza vita dell’ex maresciallo; i soccorritori sono stati calati con il verricello e hanno recuperato il corpo del carabiniere.
Ora gli inquirenti stanno cercando di ricostruire le ore prima e dopo l’omicidio e il movente, quei debiti che pare il carabiniere, descritto da tutti come un padre modello, che adorava i suoi figli, che hanno spinto Gabriele ad uccidere e poi a togliersi la vita. La Procura ha aperto un’inchiesta per duplice omicidio.
«Dietro queste tragedie nascono e vengono coltivate ulteriori tragedie» ha commentato il procuratore Marco Gallina che teme un «rischio di emulazione». «Speriamo di chiarire in tempi brevi i profili che vanno ancora chiariti».
Gli investigatori della squadra mobile stanno cercando di ricostruire tutta la vita e le movimentazioni finanziarie dell’ex carabiniere. «Esamineremo la documentazione e i supporti informatici per chiarire tutti i dubbi» ha spiegato il pm Pasquale Profiti.
Gli inquirenti stanno lavorando sul profilo economico della famiglia Sorrentino e gli investimenti effettuati dal broker che, pare— ma vista la delicatezza della terribile vicenda, il condizionale resta d’obbligo— avesse accumulato diversi debiti in particolare per la casa delle Albere, un duplex che pare costasse tra gli 800.000 e il milione di euro. Gabriele aveva scelto la formula del rent to buy, ossia il versamento dell’affitto per alcuni anni e poi, dopo due, tre anni, avrebbe dovuto saldare l’intera somma. Per alcuni mesi Gabriele avrebbe pagato regolarmente, poi, forse per un investimento sbagliato, non sarebbe più riuscito a onorare i suoi debiti, tanto che avrebbe accumulato più debiti. Stando ai primi accertamenti pare non avesse pagato canoni d’affitto (che per gli appartamenti delle Albere superano di gran lunga i mille euro) per circa 36.000 euro. Tanto che proprio ieri sarebbe arrivato lo sfratto esecutivo, lui aveva raccontato a tutti che ieri aveva un appuntamento del notaio «Per il rogito, diceva che doveva comprare la casa» raccontano i vicini. Ma non era così, Gabriele quella casa che aveva sognato doveva invece lasciarla. La squadra mobile sta passando al setaccio anche altre spese effettuate dall’ex maresciallo che pare avesse un tenore di vita superiore alle sue reali possibilità e tutto questo, forse, si è trasformato in una terribile trappola da cui non è riuscito ad uscire.