La Volvo parcheggiata, un volo di 150 metri nel vuoto
Il corpo dell’omicida recuperato con il verricello. All’ex hotel Panorama tanti curiosi
TRENTO Il suv color argento sale sgommando sui tornanti verso il belvedere dell’hotel Panorama. Si ferma davanti alla scarpata, da cui si vedono la città e sotto, oltre il fiume, il rione delle Albere. Pochi passi, uno slancio oltre la ringhiera, il volo mortale di centocinquanta metri: fino alla base delle rocce, fra gli arbusti, dove qualche ora dopo i soccorritori recupereranno il corpo, verricellandolo con l’elicottero. Così è finita la mattinata tragica di Gabriele Sorrentino, l’ex carabiniere, diventato operatore finanziario, che prima ha ucciso i due figli Marco e Alberto, di 2 e 4 anni, e poi è salito a Sardagna per suicidarsi.
Nel piazzale dell’hotel abbandonato, all’arrivo della funivia da Trento, rimane la Volvo Xc90. Un’auto quasi di lusso, il cui prezzo di listino parte da 53.000 euro, che appare nuova fiammante o perlomeno in ottime condizioni. Sopra i sedili in pelle chiara, sul lato del guidatore, c’è una giacca. Dietro, sul sedile posteriore, i seggiolini dei due bimbi che verranno smontati dalla polizia scientifica per i rilievi.
L’accesso al mezzo viene bloccato dalle strisce di nylon bianche e rosse messe dagli agenti della polizia di Stato e della polizia locale. Sul posto, dopo l’allarme, arrivano in massa le forze dell’ordine: polizia, vigili del fuoco, carabinieri, vigili urbani. In quel luogo, la presenza di Sorrentino risulta a partire dalle 10.30, secondo le celle telefoniche che agganciano il suo telefonino. Dalle ringhiere, a lato della vecchia Busa degli orsi che gli operai stanno riqualificando, gli agenti si sporgono e cercano di capire dove possa essere il corpo. Attorno alle 13-14 sale l’elicottero del 118 con a bordo gli operatori della Saf, il nucleo speleo alpino fluviale dei pompieri permanenti di Trento, e quelli del soccorso alpino. Il mezzo vola a pochi metri dalle rocce, alla base della scarpata. Il corpo viene avvistato e scende il medico, che constata il decesso. Inizialmente, l’ordine degli inquirenti è non toccare nulla. Poi, il magistrato dà il nulla osta per la rimozione. Il gruppo di operatori colloca il cadavere di Sorrentino in una borsa di tela blu. Il mezzo a elica torna alla base della parete, il verricellatore scende e carica il corpo, che viene portato all’aeroporto di Mattarello. Verso le 15 il recupero è finito, sotto l’occhio dei curiosi e dei paesani. Marco Filippi, titolare di una ditta di costruzioni, stava mangiando assieme a Luigi Demozzi e ad altri suoi operai a casa propria, vicino al piazzale, quando ha sentito l’elicottero ed è sceso a vedere. La gente del posto sa che Sardagna viene talvolta scelta per gesti sconsiderati. Dopo il recupero il piazzale inizia a svuotarsi. Attorno all’auto restano i tecnici della scientifica per le foto e gli altri rilievi.