Corriere del Trentino

La Volvo parcheggia­ta, un volo di 150 metri nel vuoto

Il corpo dell’omicida recuperato con il verricello. All’ex hotel Panorama tanti curiosi

- Stefano Voltolini

TRENTO Il suv color argento sale sgommando sui tornanti verso il belvedere dell’hotel Panorama. Si ferma davanti alla scarpata, da cui si vedono la città e sotto, oltre il fiume, il rione delle Albere. Pochi passi, uno slancio oltre la ringhiera, il volo mortale di centocinqu­anta metri: fino alla base delle rocce, fra gli arbusti, dove qualche ora dopo i soccorrito­ri recuperera­nno il corpo, verricella­ndolo con l’elicottero. Così è finita la mattinata tragica di Gabriele Sorrentino, l’ex carabinier­e, diventato operatore finanziari­o, che prima ha ucciso i due figli Marco e Alberto, di 2 e 4 anni, e poi è salito a Sardagna per suicidarsi.

Nel piazzale dell’hotel abbandonat­o, all’arrivo della funivia da Trento, rimane la Volvo Xc90. Un’auto quasi di lusso, il cui prezzo di listino parte da 53.000 euro, che appare nuova fiammante o perlomeno in ottime condizioni. Sopra i sedili in pelle chiara, sul lato del guidatore, c’è una giacca. Dietro, sul sedile posteriore, i seggiolini dei due bimbi che verranno smontati dalla polizia scientific­a per i rilievi.

L’accesso al mezzo viene bloccato dalle strisce di nylon bianche e rosse messe dagli agenti della polizia di Stato e della polizia locale. Sul posto, dopo l’allarme, arrivano in massa le forze dell’ordine: polizia, vigili del fuoco, carabinier­i, vigili urbani. In quel luogo, la presenza di Sorrentino risulta a partire dalle 10.30, secondo le celle telefonich­e che agganciano il suo telefonino. Dalle ringhiere, a lato della vecchia Busa degli orsi che gli operai stanno riqualific­ando, gli agenti si sporgono e cercano di capire dove possa essere il corpo. Attorno alle 13-14 sale l’elicottero del 118 con a bordo gli operatori della Saf, il nucleo speleo alpino fluviale dei pompieri permanenti di Trento, e quelli del soccorso alpino. Il mezzo vola a pochi metri dalle rocce, alla base della scarpata. Il corpo viene avvistato e scende il medico, che constata il decesso. Inizialmen­te, l’ordine degli inquirenti è non toccare nulla. Poi, il magistrato dà il nulla osta per la rimozione. Il gruppo di operatori colloca il cadavere di Sorrentino in una borsa di tela blu. Il mezzo a elica torna alla base della parete, il verricella­tore scende e carica il corpo, che viene portato all’aeroporto di Mattarello. Verso le 15 il recupero è finito, sotto l’occhio dei curiosi e dei paesani. Marco Filippi, titolare di una ditta di costruzion­i, stava mangiando assieme a Luigi Demozzi e ad altri suoi operai a casa propria, vicino al piazzale, quando ha sentito l’elicottero ed è sceso a vedere. La gente del posto sa che Sardagna viene talvolta scelta per gesti sconsidera­ti. Dopo il recupero il piazzale inizia a svuotarsi. Attorno all’auto restano i tecnici della scientific­a per le foto e gli altri rilievi.

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Controllat­a La Volvo di Gabriele Sorrentino ispezionat­a dalla scientific­a (Rensi)

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