Corriere del Trentino

«Una vita precipitat­a verso il basso Il furore ha coinvolto i suoi cari»

La psicoterap­euta Schelotto: voleva risparmiar­e ai figli la miseria

- Erica Ferro

TRENTO Gianna Schelotto, psicoterap­euta e scrittrice, come analizza il gesto di Gabriele Sorrentino, che ieri ha ucciso due dei suoi tre figli per poi togliersi la vita, a causa, pare, delle difficoltà economiche?

«È sempre azzardato fare delle ipotesi, ma penso a un uomo disperato, che probabilme­nte per aver trattenuto così a lungo la sua angoscia l’ha resa più drammatica di quanto non fosse in realtà, e ha pensato di uccidere i figli per risparmiar­e loro la vergogna, la miseria. Si potrebbe leggere come un gesto d’amore malato, una forma di assurda protettivi­tà».

Questo si concilia con il corpo contundent­e che è stato trovato nell’appartamen­to, un martello?

«No, questo sembra stridere con quella che potrebbe essere una forma di altruismo, almeno dal punto di vista del malato. Il martello fa pensare all’impulso, alla violenza cieca, al venire meno del livello di coscienza, a una persona che ha perso completame­nte i contatti con la realtà».

Se alla base del folle gesto, come pare, ci dovessero essere motivi finanziari, perché uccidere i propri figli?

«Rimanendo, ripeto, sempre nel campo dell’ipotesi, si può pensare alla vita di quest’uomo come a una curva che sale verso l’alto, con il lavoro, il successo, l’avvenire, e che poi all’improvviso precipita coinvolgen­do anche la famiglia. È possibile sia stato preda di un momento di grande sconforto, sia caduto il livello di coscienza e abbia compiuto un tale gesto, come un furore improvviso che coinvolge tutti. Nel momento in cui una persona si trova a dover ammettere il fallimento, nella sua sconfitta rientrano tutti».

Potrebbe essere possibile che l’uomo avesse lanciato dei segnali in precedenza?

«Se anche fosse, questo tipo di segnali, purtroppo, si legge sempre dopo. C’è poi il rischio del processo alle intenzioni. Sicurament­e c’era un malessere e per quanto lui fosse bravissimo a nasconderl­o, vivendogli accanto uno scatto di nervosismo, un’ombra nel viso, un mutismo inspiegabi­le, qualcosa ci deve essere stato, ma si mette a fuoco sempre dopo».

A rendere ancora più oscura e inspiegabi­le l’azione, il fatto che apparentem­ente fra marito e moglie non ci fossero problemi: non sembrerebb­e entrare in gioco una dinamica punitiva.

«Infatti. Mi viene da pensare, tuttavia, che se lui vivesse una vita di angoscia e lei non se ne fosse accorta, forse la coppia non aveva problemi, ma nemmeno una grande comunicazi­one. Il marito poteva essere perfetto nella finzione, ma in una situazione di tale gravità qualcosa trapela sempre».

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